No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070311

svolta brit-pop


Mi si chiede di parlare di più di musica. Avete ragione. Non è che abbia smesso di ascoltare musica, anzi. Quello che succede è che, mi sembra, non ci sono più i dischi "completi" come una volta. Mi scoccia dire queste cose da "dinosauro", è un po' come quando sento me stesso dire cose che mi diceva mio padre quando ero giovane.


Un po' per scherzo, un po' sul serio, tempo fa l'amico Marcello mi disse che stavo avendo una preoccupante svolta brit-pop, forse perchè dissi di apprezzare gli Arctic Monkeys e subito dopo andai in fissa con The Kooks. Io non credo sia così, visto che continuo ad esempio la mia crociata a favore dei Mastodon contro il mondo intero che li snobba e addirittura arriva a dire che fanno cagare. Mi piace ascoltare un po' di tutto, anche Michael Bolton, come sa bene l'amico Filippo. Quello che c'è è che è difficile incontrare album davvero belli dall'inizio alla fine. In questi ultimi giorni sto ascoltando molto Amy Winehouse, sia il primo Frank che il secondo, appena uscito, Back To Black. Mi piace l'R'n'B' quando non è smaccatamente pop. Dopo diversi ascolti mi sono accorto che Amy mi ricorda moltissimo Erykah Badu, ma è molto più "sboccata" nei testi. Poi, è uscito il nuovo di Joss Stone. Come quasi tutti ricorderanno, esordì bambina, a 16 anni; adesso ne ha 20, e canta ancora, canta come Janis Joplin che ha ingoiato Aretha Franklin, o forse il contrario. Certo, è più musica da sottofondo, rispetto a quella dei Converge, musica senza compromessi, che pretende la tua attenzione, e una parte del tuo corpo ma soprattutto della tua anima.

Però c'è questo pezzo, che si chiama Arms Of My Baby nel suo nuovo Introducing Joss Stone che è impossibile ascoltare distrattamente. Il ritmo sincopato del ritornello, che riprende quello dell'introduzione, ti sbatte direttamente negli anni '60 ed ha il sapore dei telefilm polizieschi con i detective neri. La strofa è un po' più debole, devo ammetterlo. Ma quegli urletti nel ritornello sono davvero deliziosi.


Lo ammetto, non ho ascoltato il nuovo Neon Bible degli osannatissimi Arcade Fire perchè, come i lettori più attenti sapranno, mi fanno vomitare. Il loro Funeral secondo il mio modestissimo parere era di una bruttezza allucinante, e continuo a non capire tutto questo hype su di loro. Ma ho invece ascoltato con grande piacere Il vuoto di Franco Battiato e l'ho trovato come sempre delizioso. Ho provato ad ascoltare un paio di dischi dei Low, il penultimo The Great Destroyer e l'ultimo Drums And Guns e li ho trovati di una pallosità estrema, soprattutto quello nuovo. E' stato disco del mese su alcune riviste specializzate. Ecco. E io avevo voglia di volare il cd dal finestrino. Pensate come sono messo.


Per tornare al discorso delle canzoni e dei dischi per così dire "incompleti", ho comprato (si, avete letto bene) Randagi, il disco nuovo dei Malfunk; molti di voi conosceranno la teoria, mia, secondo la quale sono una band fortemente sottovalutata dalla critica nostrana, probabilmente per una sorta di antipatia dei cosiddetti giornalisti verso Marco Cocci, cantante della band (ve lo ricorderete tutti attore in Ovosodo, nella parte del figlio del padrone della fabbrica) e gran figo. Il disco si fa ascoltare, ma non ha niente di veramente sconvolgente; almeno 8 canzoni su 11 sembrano uscite dalla sala prove dei Pearl Jam, le altre 3 da quella dei Queens Of The Stone Age. Ma c'è questa canzone, Niente da nascondere, che non mi stancherei mai di ascoltare. Sa di QOTSA, e in alcuni passaggi, soprattutto in uno, quando Marco canta offendersi saltando di nota in nota con un mezzo falsetto, ti fa provare piacere, un piacere intenso. Quello della musica rock, appunto.


E poi. L'amarcord si impossessa di me in maniere strane. Quando l'altra sera ho scritto la recensione del film Falling, ho fatto 3 secondi di brainstorming per trovare un titolo al post, e mi è uscito quel titolo di quella canzone di questa band chiamata Death Angel. Sono, pare, ancora in attività; ma quando uscirono nel 1987, nonostante il fenomeno del thrash metal si stesse affievolendo mentre quello del grunge stava uscendo prepotentemente allo scoperto, furono un fulmine a ciel sereno. Giovanissimi, tutti mezzi sangue americani, tutti parenti tra di loro, con dei cognomi buffissimi, tecnicamente mostruosi, suonavano come dei forsennati. Due dischi come fuoco di mitragliatrice, The Ultra-Violence e Frolic Through The Park, che mi piacquero una cifra, in crescendo, e poi nel 1990, il capolavoro: Act III. Un disco che mi è rimasto nel cuore, e che non ne uscirà mai più.


Lo so, sono un inguaribile romantico, e mi ripeto spesso.



Nella foto: Joss Stone, da www.joss-stone-pictures.com/

2 commenti:

Anonimo ha detto...

no dai ale, kooks e artik monkeys no dai... brutta roba!!

jumbolo ha detto...

a me non pare proprio. anzi, gli arctic sono stati anche un gran concerto l'anno scorso