Borat; Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan - di Larry Charles 2007
Giudizio sintetico: film difficile ma apparentemente solo grottescamente buffo
Borat Sagdiyev è un giornalista Kazako, parla un inglese maccheronico, vive nel suo piccolo villaggio fra stupratori, villici e prostitute. Sua sorella, della quale approfitta, è la quarta miglior prostituta del Kazakistan, ha 3 figli (di uno ne decanta gli attributi sessuali), un fratello ritardato rinchiuso in una gabbia, una moglie grassa e aggressiva, una mamma decrepita e una mucca in casa. Insieme col fido produttore, parte alla volta degli USA per un documentario di studio sulle abitudini culturali del "più grande paese del mondo", girando per New York armato delle sue convinzioni razziste, omofobiche e misogine; ma si innamorerà di Pamela Anderson guardando una puntata di Baywatch, e allora partirà alla volta della California, deciso a sposarla.
Ho visto persone andarsene ben prima della fine. Ho visto persone schifate, durante una delle scene salienti del film (sarebbe un peccato anticiparvela), e ho visto persone dormire e spazientirsi durante la proiezione. Non è che si rida continuamente, ma quando si ride lo si fa di gusto e ci si sente anche un po' in colpa.
Sacha Baron Cohen è un personaggio a metà tra il genio, lo scemo del villaggio, uno sbeffeggiatore folle, un fine provocatore e un autentico cazzone. Per anni dentro ai panni (oversize) del finto rapper nero razzista Ali G, tanto famoso da apparire in un noto videoclip di Madonna, inventa il personaggio del giornalista kazako per la sua trasmissione tv, e lo "affina", presentandosi alle interviste nei suoi panni. Il film in questione è stato fin troppo citato, annunciato e strombazzato grazie a una intensa campagna pubblicitaria fatta da trovate a dir poco geniali, a molteplici comparsate soprattutto negli States, unite a proteste da parte del governo kazako e da comitati ebrei che accusavano di antisemitismo Cohen, dimenticandosi che lui è un ebreo strettamente osservante. Già da questo potreste farvi un'idea di cosa rappresenti questo film.
La visione può risultare piacevole ai più open minded, ma soprattutto a quelli che non si fanno troppe domande, e magari aspettano a farsele a casa, o nel cammino di ritorno a casa; risulterà invece decisamente sgradita a chi si aspetta un film comico classico, o un verio documentario. Sottolineando, perchè a volte si danno per scontate cose che poi così non sono, che il film rientra nella categoria mockumentary (finto documentario), si deve dire che la comicità di Cohen, e più precisamente quella fintamente involontaria di Borat, è gretta, a volte decisamente weird (su tutte la scena citata poc'anzi, quella che schifa e schiferà parecchie persone), ma, fateci caso, tutta giocata sui pregiudizi e sui luoghi comuni. Certo, il ritmo non è il massimo, si va a strattoni, ma alcuni momenti rimangono decisamente nella storia del cinema demenziale.
Quel che colpisce, però, arriva dopo, a bocce ferme; sono costretto a citare, come tutti quelli che hanno recensito il film, la scena dove Borat chiede in un armeria qual è l'arma migliore per uccidere un ebreo. Provate, anche se non vi dovesse piacere il film, a ripensarlo tutto dopo esserne usciti. Se avete un cervello, non vi sfuggirà l'atroce beffa, la critica caustica a un sistema di meccanismi mentali che innescano il pregiudizio verso il diverso.
Per finire, ci piace rimanere col dubbio se le interviste e le situazioni siano vere oppure no (addirittura il tentativo di rapimento della Anderson, c'è chi sostiene non sia frutto di finzione); nel caso siano recitate, il livello di realismo e le facce degli americani hanno una veridicità spaventosa.
Andateci a mente sgombra, divertitevici e accendete il cervello dopo. Non rimarrete delusi.
3 commenti:
ottima recensione
"nel caso siano recitate, il livello di realismo e le facce degli americani hanno una veridicità spaventosa" questo l'ho notato anch'io...sembra veramente che ci sia una telecamera nascosta...
la scena non raccontata è DISARMANTE! a tratti SCHIFOSA, a tratti SUEVELE!
Ciao Ale, bello il commento su Borat, come tutti gli altri tuoi scritti su questo blog. Personalmente penso che Borat non poteva aver peggior doppiaggio. Ti assicuro che visto in lingua originale è spassoso a non finire. E' il classico film che va visto così, sarebbe come doppiare Benigni, impossibile cogliere le sottigliezze della lingua per uno straniero, per di più se lo si doppia in malo modo. Angosciante poi vedere le facce delle "inconsapevoli" comparse, una bella finestra sul mondo americano che ci deve far riflettere tutti.
ciao sergio (vedi filo)
anch'io l'ho visto in lingua originale.
molto divertente la parlata..
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