In memoria di me - di Saverio Costanzo 2007
Giudizio sintetico: film ermetico e simbolista. Da vedere.
Andrea è un trentenne che ha tutto, ma ha capito che questo tutto non ha valore. Cerca qualcosa di più profondo, e per questo entra in un convento dove i novizi si avviano al sacerdozio. Lontani dalla realtà di tutti i giorni, messi a confronto col silenzio, la meditazione, la parola di Dio, ma anche sorvegliati, con il tempo scandito sempre in maniera identica, invitati alla delazione davanti a comportamenti che escano dalla norma da parte degli altri novizi, Andrea si confronta con le diffidenze di alcuni "colleghi", che vedono nella sua sicurezza una corazza, ma anche con i profondi dubbi di alcuni, tra loro, che sembrano proprio i più validi. La sua fede trema.
Ha ragione chi mette Costanzo nel ventaglio di giovani registi italiani che stanno dando vita ad una nuova generazione di cineasti davvero validi. Dopo l'intenso Private, sua opera prima già notevole, Costanzo pare cambiare completamente registro, almeno dal punto di vista estetico, rispetto alla telecamera a mano e al digitale sgranato, affidandosi questa volta alla suggestione delle inquadrature fisse, ai campi lunghi nonostante gli ambienti siano quasi sempre interni (e ciò gli è permesso dagli ampi spazi del convento), alla ricerca quasi ossessiva delle simmetrie (e in questo ci rammenta il Sorrentino de L'amico di famiglia, altro cineasta di diritto nel "ventaglio" poc'anzi citato), all'uso molto bello delle ombre, spesso preferite alle luci in questo suo nuovo lavoro.
I contenuti, invece, sono sempre molto alti, e in questi tempi di ingerenza ecclesiastica sulla vita laica, sempre attuali. Evidentemente, qui si va oltre, c'è il tentativo di andare verso la radice del pensiero dell'uomo, del suo rapporto con il senso della vita, e per questo il film di Costanzo è un lavoro impegnativo, dai dialoghi rarefatti (e resi leggermente difficili da comprendere da un suono in presa diretta che lascia alquanto a desiderare) ma densi di filosofia e di temi inesorabilmente profondi.
Niente è lasciato al caso, e anche se in alcuni momenti risulta decisamente ostico, impregnato di simbolismi, rarefatto, il film è decisamente interessante. L'uso della musica, contrapposta ai silenzi e, giocoforza, ai piccoli rumori che scandiscono ogni movimento nell'ambiente ampio, è particolare e a volte paradossale, così come le "interferenze" esterne.
Per finire, la direzione del cast è impeccabile; molti attori provenienti dal teatro, Baliani, Russo Alesi, l'ottimo Filippo Timi (visto ultimamente in Onde), che in questo film somiglia vagamente all'immenso Volonté, un'intensità straordinaria, aiutata dalla voce veramente notevole, André Hennicke (visto ne La rosa bianca), e il protagonista Christo Jivkov (alle spalle The Passion di Gibson e Il mestiere delle armi di Olmi), perfetto nella parte del protagonista squassato dal dubbio ma apparentemente di ghiaccio.
Impressionante l'incipit, una specie di "intervista" al protagonista sui suoi motivi dell'ingresso nella comunità. Da notare, ma forse è solo una mia fantasiosa supposizione, che i primi minuti di dialoghi sono tra Jivkov e Hennicke in un italiano corretto ma ovviamente pronunciato approssimativamente, quasi in risposta all'ormai dimenticata, ma sempre curiosa, esclusione di Private dalla corsa agli Oscar come candidato italiano, perchè non girato in italiano.
Ci sono tutti gli elementi per un film difficile ma importante, e per una carriera che ci potrebbe regalare ancora grandi cose.
7 commenti:
certo che non ti si sta dietro...se pensi che questo film e "Guida per riconoscere i tuoi santi" sono usciti venerdì... :) !
cmq consigli di vederlo? di "Private" mi colpì molto la regia...
infatti venerdì sono uscito da lavoro e sono andato a vedere questi due film, gli unici che mi interessavano per questa settimana, uno dietro l'altro. ma sono ancora indietro di almeno 4 recensioni che vorrei fare al più presto, l'ultimo re di scozia, infamous, una scomoda verità e l'aria salata, se lascio passare troppo tempo poi non ci riesco più. ah, e ancora devo parlare di shortbus, il labirinto del fauno e un altro che in questo momento non mi sovviene, che ho visto ormai un mese fa. in settimana ho diversi impegni, quindi mi sono tolto il pensiero!!
private era piaciuto molto anche a me, e questo è da vedere, proprio perchè dimostra che ci sa proprio fare sia con le idee (la sceneggiatura è sua) che con la macchina da presa, visto che è molto diverso da private. padroneggia alla grande il mezzo cinema, come ho letto da recensori più bravi di me.
anche se tra i due ho preferito "guida..." solo perchè sono un inguaribile sentimentale, e vado al cinema anche per commuovermi, oltre che per pensare e tenere in allenamento il cervello.
dei film di cui devi fare ancora la recensione,attendo con impazienza quello che hai da dire su "una scomoda verità" e "shortbus"...
mi stai caricando di responsabilità :))
da un grande potere derivano grandi responsabilità...
addirittura!!
:)) !!
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