Stamattina dentro la pagina musicale di Alias, l'inserto del sabato del Manifesto, ho letto una recensione che vorrei aver scritto io. Rischiando di peccare di immodestia, vi assicuro che non mi capita spesso. Per questo motivo, ve la riporto. E' di Francesco Adinolfi, un vecchio volpone della critica musicale.
Grinderman - Grinderman (Mute)
"Le ho mandato ogni tipo di fiore e ho suonato la chitarra per ore e tanto lei non voleva; ho bevuto un litro di cognac, le ho vomitato sulla spalla e tanto non voleva; ho il blues dello scopone". Nick Cave che rantola in un'orgia di suoni come i Bad Seeds non hanno mai immaginato, che sente la voglia crescere e che va in tilt; che si fa accompagnare - e questo è lo splendido paradosso - proprio dai Bad Seeds in un progetto che in tanti momenti rimanda ai Birthday Party; violentissimo, musicalmente sgrammaticato, lancinante, ultrablues e poi perversamente dolce; Nick Cave che compie 50 anni e si autocelebra con il disco che gli Stooges avrebbero dovuto realizzare in occasione della re-union. Nick Cave che dimostra come a metà della vita si possa "regredire" nel modo più bello e imprevedibile.
1 commento:
davvero bello ed efficace.
condensa in poche righe lo spirito del disco, una condizione difficile
da realizzare.
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