No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081218

de battre mon coeur s'est arreté


Tutti i battiti del mio cuore – di Jacques Audiard 2005

Giudizio sintetico: si può vedere

Parigi. Tom ha quasi 30 anni, e vive agiatamente, lavorando nel campo immobiliare, ma in maniera un po’ losca. Le compravendite di terreni e immobili sono regolari, ma spesso sono guidate da dritte poco chiare, e gli sfratti precedenti alle ristrutturazioni vengono effettuati in maniera poco ortodossa, ma efficace. I suoi due soci sono persone viscide, profittatori che tradiscono le mogli, spesso cercando la sua collaborazione per inventarsi cene di lavoro fino a tarda ora, per spassarsela con donnine, night club, scazzottate e prepotenze varie. Sua madre è morta, e suo padre è una figura altrettanto poco raccomandabile come i suoi soci, che vive con gli stessi espedienti. L’incontro casuale con l’ex agente di sua madre, pianista da concerto, risveglia in lui il desiderio di una vita diversa, magari segnata da valori più profondi, da soddisfazioni diverse, che non siano quelle materiali. L’agente lo invita a fare un’audizione, e Tom ricomincia ad esercitarsi, con l’aiuto di un’insegnante cinese, bravissima, ma con problemi di lingua. La sua “attenzione” verso le problematiche immobiliari cala, e i soci se ne accorgono. Uscire dal giro si rivelerà difficile.

Audiard pare decisamente avere un filo conduttore nella sua filmografia: vivere la vita al meglio delle proprie possibilità, lontano dal materialismo e vicino alla realizzazione dei propri sogni e dei propri ideali, documentando le difficoltà che si frappongono tra il pensarlo e il realizzarlo, anche se nel precedente, notevole “Sulle mie labbra”, risaltava più l’handicap della protagonista che il resto. Così pure l’ineluttabilità del destino e degli incontri, incontri che cambiano il percorso dei protagonisti, fa da sottotrama ai suoi film. Questo ultimo (titolo originale con un diverso significato, “De Battre Mon Coeur S’est Arreté”) risulta un buon film, in definitiva, duro il giusto, con momenti buffi, e con un finale forse troppo didascalico, ma che rende partecipi delle difficoltà del protagonista. Il protagonista, appunto; se pensiamo all’altro film, in questo periodo nelle sale, dove Romain Duris è protagonista, possiamo capire la grandezza della prova di questo giovane attore. L’altro film in questione è “Bambole russe” di Klapisch, dove non colpisce troppo, recitando appunto la parte di un giovane che non sa qual è il suo posto nella vita. Questo “Tutti i battiti del mio cuore” è lui, fa praticamente il film da solo. Nevrotico, schizzato, triste, felice, stronzo, malavitoso, passionale. Per il resto, lo stile di Audiard è personale, ma non di semplice lettura, il che rende ostico il suo prodotto. Questo però, ci fa pensare che sia un regista da tenere d’occhio.
Per appassionati.

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