No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081229

the answer is blowin' in the wind 4


La terza parte è stata pubblicata domenica 14 dicembre 2008



Turbine all’orizzonte

Da quando è stata ribattezzata “l’isola dell’energia rinnovabile”, Samsø è diventata oggetto di numerosi studi. I ricercatori vengono anche da molto lontano (un fatto non proprio positivo dal punto di vista ambientale). Il giorno dopo il mio arrivo da New York, è arrivato anche un gruppo di professori dell’università giapponese di Toyama. Hermansen, che doveva portarli a fare un giro dell’isola, mi ha invitato ad accompagnarli. Siamo andati ad accoglierli con la sua Citroën elettrica, un’auto azzurra con delle nuvolette bianche dipinte sulle portiere. Era una giornata piovosa, e quando siamo arrivati al molo il mare era agitato. Hermansen ha espresso tutta la sua comprensione ai giapponesi appena scesi dal traghetto, poi siamo saliti su un autobus.
La prima fermata è stata una collina da cui si ha una vista panoramica dell’isola. Tutto intorno sibilavano diverse turbine simili a quella che avevo visto con Tranberg. In quel paesaggio umido e grigio, erano l’unica cosa che si muoveva. In lontananza, i campi silenziosi cedevano il posto al Kattegat, dove si vedeva un altro gruppo di turbine, schierate come soldatini nell’acqua.
Nel complesso, sulla terraferma ci sono undici grandi turbine, più una dozzina di microturbine. Sono molte per una popolazione così scarsa, ma il rapporto tra turbine e abitanti è fondamentale per il successo di Samsø, come anche il fatto che sul Kattegat il vento soffi quasi di continuo. Ho notato che a Samsø le bandiere non sventolano, ma stanno dritte in fuori come nei disegni dei bambini. Hermansen ci ha detto che le turbine sulla terraferma sono alte 45 metri, con rotori lunghi 25 metri. Insieme, producono circa 26 milioni di chilowattora l’anno, una quantità più o meno sufficiente per soddisfare le necessità dell’isola. Le turbine che sono in mare sono ancora più alte: 58 metri, con rotori che arrivano a 36. Ognuna genera più o meno otto milioni di chilowattora all’anno, suficienti per soddisfare le necessità di duemila famiglie danesi. Le dieci turbine al largo sono state costruite per compensare il fatto che gli abitanti di Samsø continuano a usare i carburanti fossili per alimentare automobili, camion e traghetti: insieme, producono una quantità di energia equivalente, se non superiore, a quella prodotta dalla benzina e dal gasolio consumati sull’isola (circa 80 milioni di chilowattora all’anno). Nel complesso, Samsø produce circa il 10 per cento di energia in più di quella che consuma. “Quando abbiamo cominciato, nel 1997, nessuno si aspettava una cosa del genere”, ha detto Hermansen rivolgendosi ai suoi ospiti giapponesi. “Quando parlavo con gli abitanti dell’isola, mi dicevano: ‘Stai sognando’”. Ognuna delle turbine costruite sulla terraferma è costata più di 600mila euro. Quelle al largo sono costate circa 2,2 milioni di euro l’una. Alcune sono state costruite da un solo investitore, come nel caso di Tranberg, altre sono state acquistate collettivamente. Almeno 450 abitanti di Samsø possiedono azioni delle turbine a terra e più o meno altrettanti di quelle che si trovano in mare. Gli azionisti, non tutti residenti, incassano ogni anno dividendi che si basano sul prezzo corrente dell’elettricità e su quanta energia è riuscita a produrre la turbina. “Quando sei solo un cliente, se una cosa non ti piace non la compri”, spiega Hermansen. “Non ti preoccupi della produzione. A noi invece la produzione interessa, perché siamo proprietari delle turbine. Ogni giro che fanno, sono soldi in banca. E in questo modo ci sentiamo anche più responsabili”. Grazie a una legge approvata dal governo danese alla fine degli anni novanta, le aziende pubbliche devono offrire contratti decennali a prezzo fisso per l’energia eolica, che poi possono vendere a clienti di altri paesi.
In base a questi contratti, una turbina dovrebbe essere in grado di ripagare l’investimento iniziale degli azionisti entro otto anni.


continua domani

1 commento:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good