No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070123

dream on


L’arte del sogno – di Michel Gondry 2007

Giudizio sintetico: da vedere


Stéphane è un creativo, e la sua vita è continuamente da lui confusa con il sogno. La madre, francese, lo convince a tornare dal Messico: gli ha trovato un lavoro adatto a lui, un lavoro dove potrà mettere a frutto la sua creatività. In realtà, come constata prontamente, il lavoro che la madre gli ha trovato è un noiosissimo lavoro di tipografia, e per giunta i colleghi sono ben strani. Non che lui non lo sia, per carità.
L’unica cosa che lo potrebbe trattenere però è la vicina, Stéphanie, o meglio, la sua amica Zoe. Conosce le due ragazze scendendo le scale di casa di sua madre, ma poco dopo scopre che Zoe è fidanzata, e di avere più di una affinità con Stéphanie….

Un film delizioso, al quale ci si avvicina con sospetto, guardando di sbieco la locandina e sperando di non imbattersi in una pazzia. Anche se, in effetti, questa pellicola è una piccola pazzia del regista di Se mi lasci ti cancello, film culto, grande sorpresa di qualche anno fa. Gondry qui fa tutto da solo, compresa la sceneggiatura, e, ancora sorprendentemente, invece di perdere qualcosa, visto che nel precedente la firma era di Charlie Kaufman (probabilmente lo sceneggiatore più geniale di Hollywood e dintorni, Il ladro di orchidee ed Essere John Malkovich stanno lì a dimostrarlo), alla lunga ci guadagna un po', evitando le lievi flessioni che via via accusano sulla lunga distanza le sceneggiature del pur eccelso Kaufman.
Gondry usa il personaggio di Bernal, Stéphane, per sbizzarrirsi e, molto probabilmente, per sfogarsi e raccontarci di se stesso, della sua visionarietà, dei suoi sogni (appunto), della sua curiosità per la mente umana e le sue molteplici attività. Il pretesto è, come spesso accade, l’amore, ma già da subito si nota una differenza: quello a prima vista è quello sbagliato, quello vero, che ti spezza, quello che ha il potere di farti male, è quello che viene fuori poco a poco, quello che da principio non diresti mai.
Il resto sono genialità, gioia per gli occhi, scenografie bambinesche e per questo meravigliose.
Bernal divertente, Gainsbourg divina.

Un sogno. Appunto.

4 commenti:

jumbolo ha detto...

mau, visto che hai definito un cesso la gainsbourg ritieniti in punizione per almeno due settimane.
so che non è bella, ma secondo me è bellissima. non so dirti di più

riguardo alle domande che ti poni, la seconda che hai detto

:)

jumbolo ha detto...

dream on aerosmith
mau io avevo capito che non ti era piaciuto sto film
ma come cazzo scrivi eh?!?!?!?
:))

jumbolo ha detto...

mau, sei strano. più di me.
da come parti sembra che non ti sia piaciuto, poi fai una lista di elogi e sembra ti sia piaciuto. poi ti domando ma ti è piaciuto e te dici di no e poi dici che sei ignorante per capirlo.

io dico che hai ricominciato a drogarti!!!!

Anonimo ha detto...

A me invece è piaciuto. Ma con riserva.
Non sono un "tecnico" e non so apprezzare le sottigliezze, quindi come di consueto vado a sentimento.
Poteva osare di più, poteva essere un film meraviglioso, invece è solo bello. Poteva staccarsi di più dalla realtà e nello stesso tempo essere più realistico. Ecco, se Stéphane fosse stato meno forzatamente un caso clinico ma semplicemente (!?) un esagerato sognatore sarebbe stato perfetto.
Dal punto di vista tecnico, anche se come ho detto non ne capisco nulla, avrei preferito qualche minuto in meno di telecamera a mano. Scelta azzeccata invece la riduzione dei 2 appartamenti quasi esclusivamente alle rispettive stanze.
Giudizio sintetico: lo consiglierei, ma senza enfatizzare.