Lunar Park - di Bret Easton Ellis
E' alla fine che va giudicato, l'ultimo, per il momento, libro di B.E.Ellis, ricordiamolo ancora una volta, l'autore di American Psycho, probabilmente il libro più bello, intenso, spietato, importante degli ultimi 25 anni di letteratura.
Bisogna arrivare alla fine, anche se ci sono momenti di stanca, per cui la cosa può anche risultare a tratti faticosa, e poi tirare le somme, di un lavoro che sembra addirittura essere una sorta di confessione, una specie di conversazione sul lettino dell'analista, uno scritto che maschera lo sfogo di un personaggio universalmente famoso che si confida con un vecchio amico usando lo stratagemma dell'espediente narrativo.
Libro complesso, che parte come una biografia, e lentamente si converte in una specie di horror metafisico, concludendosi con una struggente riflessione sui rapporti padre-figlio, nella quale si possono scorgere sia l'amore per il padre (nonostante tutto), sia l'amarezza per il fatto di non averne di propri. Molti critici hanno avvicinato lo stile della seconda parte a quello di Stephen King, che l'autore stesso ha dichiarato di ammirare, ma a mio parere Ellis è decisamente una spanna sopra, per profondità e sarcasmo. La trama spesso sembra sbandare, così come probabilmente ha sbandato la sua vita (ce lo dice chiaramente, tra le righe e non), ma si ha, in fondo, l'impressione che l'autore chieda scusa ai fans per non essere stato in grado di reggere abbastanza al successo del suo capolavoro, al punto da sentirsi, ancora oggi, perseguitato dal protagonista, che, infatti, si materializza in Lunar Park.
Indispensabile per i fans, fuorviante per i neofiti.
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