No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081205

porno libera tutti 4


La terza parte è stata pubblicata domenica 30 novembre 2008



L'universo delle immagini

La distinzione sembra ragionevole, ma la dicotomia tra fantasia e realtà, tra pixel e carne non è più applicabile nella società del web, in cui si passano ore e ore in mondi totalmente virtuali, accumulando “amici” su Facebook o flirtando con un avatar sexy su Second Life. Non solo. Questa divisione tra reale e virtuale sembra utilizzabile solo per le varianti soft della pornografia e non per il materiale hard, il vero motore dell’economia del porno. Masturbarsi davanti a una
modella in costume di Sports Illustrated (come Christie Brinkley, tanti anni fa) o a una ragazza seminuda su Playboy è una strada a senso unico: le immagini servono a provocare delle fantasie, non a incarnare la realtà, perché le donne delle foto non stanno facendo sesso per gratificare chi le guarda. Perfino le spogliarelliste, malgrado il loro fascino in carne e ossa, sono sostanzialmente oggetti di fantasia. Ma la pornografia è sesso vero per definizione, e i due atti sessuali implicati – l’amplesso davanti alla telecamera e la masturbazione dello spettatore – sono interdipendenti: nessuno dei due può esistere senza l’altro. Una ragazza seminuda sembra irraggiungibile, mentre le attrici hard sono a portata di mano degli utenti, che di fatto partecipano all’azione. Inoltre, il modo in cui l’industria del porno si sta evolvendo riflette la capacità di internet di stravolgere la dicotomia tra fantasia e realtà. Dopo anni di profitti vertiginosi, le società che producevano porno tradizionale stanno gradualmente cedendo terreno a nuovi protagonisti: uomini e donne che girano video sexy sul letto di casa loro e poi mettono tutto online. Sono sempre di più, infatti, gli americani che vogliono un porno realistico, simile al sesso che fanno di persona e che li illuda di poter essere protagonisti. Come succedeva a Peter Cook con le sue esibizioni davanti alla webcam. Alla fine, quindi, si può affermare che c’è una netta differenza tra sfogliare Playboy e fare quello che ha fatto Spitzer. Tuttavia, la differenza tra l’ex governatore di New York e il marito piccolo borghese che spende ogni mese 29 dollari e 95 centesimi per scaricare la sua razione di sesso online è molto più indefinita. Il piccolo borghese che guarda video hard si masturba davanti a sesso vero, anche se filtrato dal web. Vive la sua esperienza in un ambiente intimo invece che in un cinema a luci rosse insieme ad altri masturbatori raggomitolati nei loro impermeabili, e nella forma che più si addice ai suoi gusti: un’opportunità che il porno tradizionale, quello di film come Gola profonda e Debbie does Dallas, non ha mai potuto offrire. Forse non c’è un vero rapporto emotivo, ma probabilmente non c’era nemmeno tra Spitzer e la prostituta che aveva pagato. Con questo non voglio dire che la differenza tra pagare una prostituta e sborsare un po’ di soldi per del porno online sia irrilevante: in termini morali ogni differenza è importante. Ma se si considera l’infedeltà come un tradimento ripetuto e non una singola scappatella, allora è evidente che internet ha avvicinato l’esperienza della pornografia all’adulterio molto più di quanto la maggioranza degli utenti del porno è disposta ad ammettere. A questo punto sarebbe anche possibile considerare l’uso della pornografia come una sorta di infedeltà e chiuderla lì. Del resto, tutte le società sono sempre state piuttosto indulgenti verso gli svaghi extraconiugali, quasi sempre in base alla convinzione che la libido maschile non riesce a rispettare le regole della monogamia. Quando gli apologeti della pornografia non lanciano appelli alla trasgressione culturale e all’immaginazione sessuale, si mettono sulla difensiva, sostenendo che fare del moralismo sul porno è inutile, tanto gli uomini non smetteranno di guardarlo. A questo proposito può essere utile ricordare la risposta di Dan Savage, un noto giornalista esperto di questioni sessuali, a una lettrice preoccupata perché il suo ragazzo aveva l’abitudine di guardare materiale porno: “Tutti gli uomini guardano il porno. Quelli che sostengono di non farlo sono bugiardi o castrati. Le lacrimevoli discussioni sulle tue insicurezze o sui tuoi princìpi femministi non impediranno a un uomo di guardare il porno. È per questo che il miglior consiglio da dare alle donne è: non fateci caso. Se non volete stare con qualcuno che guarda roba porno trovatevi una donna, trovatevi un cane o un cieco. Gli uomini non dovrebbero certo sbandierare alle partner le loro abitudini in materia, ma far credere alle donne che il ‘problema’ della pornografia si può risolvere con la comunicazione, la terapia di coppia o una chiacchierata con il sacerdote non è né utile né realistico”.
La posizione di Savage non è certo isolata, nemmeno tra le donne. Nel 2003 tre professori di psicologia dell’università dell’Illinois hanno condotto uno studio su un gruppo di donne che avevano, o avevano avuto, una relazione con un fruitore di pornografia. Secondo un terzo delle intervistate quell’abitudine era una forma di tradimento e infedeltà. La maggioranza, però, era indifferente o addirittura ben disposta nei confronti della passione del proprio compagno per i film a luci rosse.


continua domani

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