La quarta parte è stata pubblicata ieri
Pornografi o stupratori?
La convinzione che fare uso di materiale pornografico sia del tutto normale e che le donne dovrebbero smetterla di lamentarsene è stata rafforzata anche dall’indebolimento di alcuni argomenti usati contro l’hardcore, specialmente quelli che lo ritenevano responsabile di aumentare la misoginia e incoraggiare gli stupri. Negli anni ottanta, sia a destra sia a sinistra, si sosteneva che il porno fosse irrimediabilmente legato alla violenza sulle donne. Andrea Dworkin e Catharine MacKinnon, due celebri femministe, consideravano la pornografia uno strumento della società patriarcale, mentre James Dobson, psicologo di Christian radio e oggi personaggio di spicco della destra religiosa, convinse il serial killer Ted Bundy a confessare la sua dipendenza dal porno nel braccio della morte. Inoltre, nella relazione della commissione Meese sul tema si può leggere: “Negli ambienti clinici e medici, l’esposizione a materiali sessualmente violenti si è
accompagnata a un aumento della probabilità di aggressioni”. Tutto sembrava verosimile e credibile. Finché si è scoperto che tra il 1980 e il 2004, il periodo in cui la pornografia è diventata un fenomeno di massa, le denunce per violenza sessuale sono diminuite dell’85 per cento. La correlazione tra i due fenomeni non indica necessariamente un rapporto di causa ed effetto, ma questa sensibile diminuzione degli stupri lascia quanto meno pensare che il porno possa ridurre la violenza sessuale, fornendo uno sfogo ad alcuni potenziali aggressori. Forse, per fermare gli stupratori si potrebbe pensare in futuro di dotarli di un collegamento internet ad alta velocità: in uno studio del 2006, Todd Kendall, un economista dell’università di Clemson, ha scoperto che con l’aumento del 10 per cento degli accessi al web le denunce per violenza erano diminuite del 7 per cento. E quello che è vero per gli stupratori forse è vero anche per gli uomini sposati, potrebbero affermare gli apologeti del porno. Per ogni Peter Cook che guarda film hard e va a letto con altre donne, ci sono moltissimi uomini che usano il porno invece di concedersi una scappatella, di andare con una prostituta o di avviare una relazione con qualche collega di lavoro. Come è successo, per esempio, agli amici di Philip Weiss. Subito dopo l’affare Spitzer, in un saggio sulle sofferenze che la monogamia impone, Weiss – un giornalista del New York Magazine – è arrivato a sostenere che la prostituzione andrebbe legalizzata e che non bisogna stigmatizzare l’infedeltà. E ha descritto il porno come la “risposta comune” dell’uomo moderno alle lacune del sesso coniugale, citando le rilessioni di uno dei suoi amici sui suoi svaghi online: “‘Il cinema porno usa ragazze ancora ingenue’, mi ha detto mentre eravamo seduti allo Schiller’s Liquor Bar nel Lower East Side. ‘Il porno sfrutta i desideri sessuali e l’ingenuità di donne poco più che ventenni’, ha proseguito. Parlava di cose che aveva visto online e che sua moglie non avrebbe mai accettato di fare. ‘È brutto dirlo, ma ogni tanto bisogna prendersi una serata tutta per sé. E solo una donna aperta e di larghe vedute può capirlo’”.
continua domani
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