No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121003

It's Son's Fault

E' colpa del figlio - di Daniele Ciprì (2012)

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: la miseria da' alla testa

Palermo. Un uomo, Busu, che come pare di intuire, di mestiere fa la fila alle poste, racconta aneddoti, storie, leggende metropolitane. Poco dopo aver "ascoltato" un incidente occorso giusto sulla strada adiacente, comincia a raccontare la storia di un padre che, qualche anno prima, tra i '70 e gli '80, stava per uccidere un figlio perché gli aveva graffiato la macchina nuova. Ecco che si entra nella vita della famiglia Ciraulo. Nicola, il capofamiglia, mantiene tutti, recuperando ferro vecchio dalle navi abbandonate in zona porto, facendosi aiutare dal nonno Fonzio e dal figlio Tancredi. La moglie Loredana cura la casa, dove vivono anche nonna Rosa e la figlia piccola Serenella. Nicola stravede per la piccola, mentre mal sopporta Tancredi, che vede come uno smidollato senza futuro. Si tira avanti, nell'assoluta desolazione, quando manca l'acqua si va al mare, sullo sfondo ciminiere e superstrade, e via così. Un brutto giorno, nel cortile tra i palazzi, Serenella muore. Viene colpita da una pallottola destinata forse al cugino Masino, in odor di Mafia. La disperazione lascia spazio alla cupidigia solo quando un amico di Nicola suggerisce che c'è una legge dello Stato: risarcimento per vittime di Mafia. Sarebbero 220 milioni, ma nonostante l'avvocato e le scartoffie, tardano ad arrivare. In un primo momento, tutti fanno credito ai Ciraulo, si sa che son diventati ricchi. Siccome i soldi non arrivano, il credito finisce, e rimangono i debiti. Nicola, sempre tramite l'amico, si rivolge ad un usuraio, ma i soldi finiscono alla svelta appena pagati i debiti. Nicola accende un altro debito, ed un altro ancora. Per fortuna, alla fine i soldi arrivano. Pagati nuovamente i debiti, rimangono un'ottantina di milioni. Che farne? Vince la "linea" del capofamiglia: ci si compra una Mercedes, la macchina dei ricchi.

Primo film di fiction di Ciprì senza Maresco, questo E' stato il figlio, tratto dall'omonimo romanzo di Roberto Alajmo è uno di quei lavori che lasciano interdetti fino alla fine (almeno, se non si conosce la storia tramite il libro), e poi si riscattano decisamente con il finale. Sono tutti una sorta di lavoro preparatorio, gli 85 minuti precedenti ai 5 finali, recitati come sempre splendidamente da Toni Servillo (Nicola), Giselda Volodi (Loredana; lo scopro adesso, ma non mi sorprende pensando ai tratti marcati del viso: è la sorella di Margaret Mazzantini) ed il resto del cast, fotografati alla sua maniera dallo stesso regista, e permeati da quel sarcasmo un po' non-sense tipico di Cinico Tv. Ma, come detto, è il finale a dare un senso al tutto, e con ciò il pollice si alza, anziché rimanere orizzontale. Curioso, ma non incredibile, trovare nel cast, e soprattutto nella figura fondamentale di Busu, il narratore (ma anche...), il cileno Alfredo Castro, l'indimenticabile (per i pochi che hanno avuto la fortuna di vederlo) Mario in Post Mortem. Dopo aver passato l'intero film a chiedermi dove avessi già visto quell'attore, i titoli di coda me lo hanno fatto tornare in mente: a quel punto, un cerchio si è chiuso. In effetti, ci sono tratti comuni tra film di Larraín e le cose di Ciprì.

2 commenti:

Dantès ha detto...

io forse mi aspettavo troppo, alla fine sono rimasto un po' deluso. anche se ci sono delle cose notevolissime. mi sa che ne scrivo domani

giulia ha detto...

piaciuto tantissimo!
un abbraccio!