No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121018

giù la testa

Head Down - Rival Sons (2012)

Niente da fare. C'ho provato in tutti i modi, a non farmi piacere il nuovo disco dei Rival Sons, non fosse altro che per dar contro all'amico Filo. Non c'è stato verso: anche Head Down ha un tiro micidiale, almeno per un suo buon 70% (escluderei la ballad Jordan, dove comunque dimostrano di essere senza dubbio più dotati dei Kings of Leon, e meno ruvidi dei Black Crowes, questi ultimi uno dei loro grandi punti di riferimento, come già ebbi a dire, e la doppia Manifest Destiny, dove esagerano con le dilatazioni psichedeliche, ma del resto questo tipo di hard rock ancestrale viene dal blues, e le jam session vengono da lì). Naturalmente, anche a questo giro dimenticatevi l'originalità, tanto che a volte si rasenta il ridicolo: All The War sembra Spirit in the Sky mista ad un sacco di altri classici hard-blues, ma piace ugualmente, se non si cercano i nuovi Talking Heads. Certo, li preferisco quando sono più sparagnini, quando non si dilungano, e soprattutto quando ci danno dentro anziché indulgere in giri a vuoto (vedi parentesi precedente): meglio la prima della seconda parte del disco. Perché se, come qualche recensore ha fatto giustamente notare, le "divagazioni" psichedeliche fanno addirittura tornare alla mente i Soundgarden epoca Bad Motorfinga, per quanto bravi siano Jay Buchanan (voce) e Scott Holliday (chitarra), non si avvicinano neppure lontanamente a Cornell e Tahyil, e manca l'asimmetria tipica, associata al retrogusto punk, che hanno fatto dei Soundgarden 1.0 una delle più grandi band della storia della musica. Quindi, cari Rival Sons, fly down, che tanto vi ascoltiamo lo stesso, ma il mito è un'altra cosa.

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