Blancanieves - di Pablo Berger (2013)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Siamo nella Spagna andalusa, tra il 1910 ed il 1920. Antonio Villalta è il torero più famoso di Spagna, sconfigge tori e fa innamorare le donne. Ma il suo cuore è saldamente "posseduto" dalla bella ballerina Carmen de Triana. Ed è proprio davanti agli occhi di Carmen che un brutto giorno, Antonio viene "incornato" da un toro enorme chiamato Lucifer, e si ritrova in fin di vita in ospedale; non è finita, Carmen, incinta quasi di nove mesi, entra in travaglio proprio subito dopo che Antonio viene incornato. Carmen muore dando alla luce Carmencita, mentre Encarna, l'infermiera scaltra che assiste Antonio, approfitta della prostrazione in cui cade il torero ormai infermo, per conquistarne il cuore ormai vuoto. Antonio sposa Encarna e mette da parte Carmencita, che cresce senza l'affetto del padre, relegato da Encarna in una villa isolata, coccolata però dalla nonna materna Dona Concha, che le riversa addosso l'amore che aveva per la figlia. Morta la nonna, Carmencita prova a riavvicinarsi al padre, ma la malvagia Encarna tenta in tutti i modi di impedirle ciò, fino a tentare di ucciderla. Carmencita, priva di ricordi dopo un incidente dovuto alla caccia datale dal killer mandato da Encarna, vaga persa per le campagne finché non si imbatte in un carrozzone che ricorda quelli dei circhi...
Deliziosa variazione sul tema della favola dei fratelli Grimm (c'è chi sostiene che sia addirittura più aderente rispetto alle versioni edulcorate arrivate fino a noi), Blancanieves dello spagnolo Berger che criticammo un po' per il suo debutto Torremolinos 73 arriva sugli schermi internazionali in clamoroso ritardo rispetto a The Artist, ma in realtà sarebbe stata un'idea più o meno contemporanea al film di Hazanavicius.
A mio giudizio, il film di Berger è molto bello da vedere (bianco e nero ottenuto girando a colori e poi desaturando) e soprattutto recitato divinamente (sembra un paradosso, ma è proprio così), ma, a voler fare i pignoli, non mantiene costante l'appeal in alcune parti che risultano un poco ridondanti. Si riscatta con alcune scene davvero spettacolari (in special modo quelle nella plaza de toros), con chiari riferimenti a maestri del cinema sparsi qua e là e con un'ironia diffusa nonostante la tendenza dark-noir dell'insieme. Ci scappa anche qualche lacrimuccia. Sempre brava Angela Molina (Dona Concha), ottimo Daniel Giménez Cacho (Antonio), visto in Nicotina, La mala educaciòn, La zona, così come Macarena Garcìa (Carmencita/Blancanieves), ma, sempre secondo me, straordinaria Maribel Verdù nei panni della perfida Encarna; non vi fidate, però, ho un debole per quel suo collo modiglianesco.
1 commento:
già sai, a me piacque proprio tanto!
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