Sherlock - di Mark Gatiss e Steven Moffatt - Stagione 3 (3 episodi; BBC) - 2014
Sono tornati, finalmente. Stavolta ci sono voluti 2 anni, sembra a causa degli impegni dei due protagonisti (Cumberbatch è come il prezzemolo, Freeman è il nuovo Hobbit), ma alla fine direi che ne è valsa la pena.
L'antipasto è stato Many Happy Returns, un mini-episodio di 7 minuti andato in onda la sera del 24 dicembre 2013, dove si ipotizza la possibilità che Sherlock non sia morto: già ottimo questo. Poi, i tre macro-episodi (ricordiamolo: il format è quello dei tre episodi da un'ora e mezzo): The Empty Hearse, The Sign of Three e His Last Vow.
La mia impressione, stavolta, è stata che si sia voluto dare molto più spazio alle vite dei due personaggi principali. Il "caso" dell'episodio viene "spalmato" lungo i 90 minuti, ma nella prima ora si creano diversivi che, appunto, ci fanno entrare in particolari delle vite di Sherlock e Watson dei quali sentivamo il bisogno per umanizzarli un poco, mentre l'ultima mezz'ora viene usata per sbrogliare la matassa. Naturalmente, lo schema non è rigido, ma l'impressione è stata un po' questa.
Eppure, nonostante l'attesa, nonostante sia la terza stagione, nonostante raccontato così lo "schema" potrebbe sembrare non particolarmente interessante, anche questa stagione di Sherlock soddisfa pienamente gli appassionati, e potrebbe conquistarne di nuovi (anzi, lo ha già fatto, visto che la media audience è decisamente aumentata, sfondando, in UK, il muro degli 11 milioni di spettatori, e arrivando quasi ai 13 per il primo episodio). Discutibili alcune scelte, che però non vi racconto per non togliervi il gusto di sorprendervi da soli, forse guidate dal desiderio di "normalizzare" i due protagonisti, ma gli sceneggiatori usano questa sorta di normalizzazione come spunto per regalare sorrisi, situazioni divertenti, battute e siparietti che non guastano mai, anche perché sempre dignitosi e mai volgari.
Davvero ingegnose le sfide, sempre brillanti le regie, sempre molto bella la fotografia, e sempre numero uno il montaggio, che imprime un ritmo vertiginoso perfino ad un matrimonio...
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