No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20140102

il mediatore tra la testa e le mani dev'essere il cuore

The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart - Sepultura (2013)
Tredicesimo album in studio per una band della quale non vi ho mai parlato qui, se non per accenni: spesso uso i Sepultura come termine di paragone estremo, in ambito musicale. Qualcuno, forse, non conosce la storia di questo combo brasiliano, quindi riassumo: formatisi a Belo Horizonte nel 1984 dai fratelli Max e Igor Cavalera (chitarra ritmica e voce - quest'ultima non da subito e batteria), debuttano su disco nel 1986 con Morbid Visions impressionando i metallers più attenti e dediti alla parte estrema di questo genere. Dopo questo disco, entra in formazione (sostituendo il primo chitarrista solista) Andreas Kisser, membro che troviamo ancora oggi su questo tredicesimo lavoro, seppure non sia il più "datato": Paulo Jr., il bassista, è infatti l'unico superstite della formazione originale del 1984. Seguono Schizophrenia (1987), Beneath the Remains (1989), notevole, Arise (1991), ottimo anche questo, Chaos A.D. (1993), e quello che per me rimane il loro punto più alto, Roots (1996), probabilmente un capolavoro che possiamo definire addirittura world metal, sul quale potrei raccontarvi un aneddoto favoloso (dell'esistenza di Canyon Jam, la hidden track finale, bellissima, una sorta di rito tribale "raccontato" in musica, mi accorsi solo dopo diversi ascolti, addormentandomi in auto con Roots nell'autoradio, probabilmente in preda a postumi di qualcosa, e fu un'epifania). Dopo, il declino, gli abbandoni dei Cavalera, lo snobismo da parte della critica. Il nuovo disco, uscito a fine ottobre 2013 e suonato dalla formazione attuale, Andreas Kisser alla chitarra solista, Paulo Xisto Pinto Jr. al basso, Derrick Green alla voce ed Eloy Casagrande alla batteria (l'ultimo arrivato), prova a ripercorrere le tracce di Roots, e a tornare ai vecchi fasti. Anche se è vero che tornare a quegli anni, e sto parlando della seconda metà degli '80, inizio '90, anni d'oro per il metal, sappiamo tutti, perfino i Sepultura, che è impossibile, questo disco dal titolo molto lungo ma significativo, seppur retorico, è un disco interessante, onesto, sanguigno, duro, anche nei testi (da The Vatican: "A bloody revolution/In the name and love of Christ/Sadistic pedophile/Abusers of lies and lust/The power of the church over men's intellect/A story of sacred swords/The darkest age of mankind/Reign of dark skies/Walls of death and silence!", e ancora "Alexander VI/Boniface VIII/Pius IX/John XIII/Damasus I/Pius XII", e via così), e che appunto prova a dare una sorta di nuova vita alla band per 3/4 brasiliana, e a rilanciare quella sorta di tribal metal da loro, in un certo qual modo, inventato con Chaos A.D. e messo a punto con Roots. Un pugno di buone canzoni con un incedere asfissiante. Special guest su Obsessed il mitico Dave Lombardo degli Slayer agli additional drums; quasi in chiusura, l'ottima cover di Da lama ao caos, in origine un pezzo di Chico Science & Naçao Zumbi (con Andres alla voce e Derrick alle percussioni), dopo di che, occhio, perché c'è anche la hidden track, Stagnate State of Affairs, che non è altro se non un assolo di batteria.
Nonostante il genere, nonostante sia il tredicesimo, nonostante la storia e le vicissitudini, non ci crederete ma The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart suona tutto sommato fresco. Pesante, nell'accezione metal del termine, ma fresco.

2 commenti:

monty ha detto...

Non l'ho ancora ascoltato...

jumbolo ha detto...

vabbè se vuoi rimanere ignorante...