No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20140126

Southampton - Gennaio 2014 (3)

England in Miniature (sai cos'è...)
Ci si sveglia di buon'ora, e purtroppo MP non sta bene: partiamo quindi io, Paolo e Ricky (così chiameremo il bambino d'ora in avanti), dopo la colazione. Fa freschino, ma si preannuncia una splendida giornata, per gli standard britannici. Ripassiamo dal NOC a prendere le stampe dei biglietti del ferry e dei nostri check in on line (è confortante non essere il solo a non possedere una stampante, e ad usare quella del lavoro, vista la rarità delle stampe necessarie, è quasi ecologico), e poi all'imbarco. Traghetto di medie dimensioni, un buon numero di auto. La traversata è quasi di un'ora, ci godiamo anche il panorama dal ponte. 

Uscendo dal porto, si intravede il quartiere dove abitano Paolo e MP (Ocean Village), e l'Itchen Bridge, che si vede dalle finestre di casa, tanto che la prima sera pensavo di avere le allucinazioni (nel buio, vedevo passare degli autobus illuminati ad un'altezza non ragionevole, ma in realtà erano sull'Itchen Bridge). La foto è fatta da Paolo.
Facciamo però un piccolo passo indietro e godetevi, si fa per dire, l'immagine del vostro blogger preferito mentre mangia fish & chips al The Cowherds.

Anche questa foto è stata fatta da Paolo. Proseguiamo, che siamo arrivati ad East Cowes. Sbarchiamo e ci dirigiamo verso la punta ovest dell'isola; per fare ciò, attraversiamo il fiume Medina mediante un traghetto a catena o, come lo chiamano qui, un floating bridge. Siamo quindi a Cowes, che attraversiamo di striscio in cerca di strade secondarie per occhieggiare il Solent ed arrivare a destinazione. La direzione c'è, ogni tanto ci perdiamo qualche segnale ma non importa, la giornata è bellissima seppure come detto freddina, e il panorama esalta la bellezza di quest'isola che, come ho accennato nel titolo, è come un Inghilterra in miniatura. Campagne basse, immensi, sconfinati prati verdi con colline morbide, strade strette, villaggi con case ancora con i tetti di paglia pressata. Non sono particolarmente un fan, ma la bellezza è innegabile. Dopo Totland, ci siamo quasi. Le strade, noto, mancano di fosse laterali, per cui ci sono ristagni d'acqua a volte pericolosi; lungo quest'ultimo tratto ci sono diverse frane e, di conseguenza, sensi unici alternati e semafori. Ma alla fine, arriviamo a The Needles (gli aghi, capirete perché) e Alum Bay. Il luogo, non troppo affollato perché siamo decisamente fuori stagione, ma non deserto, attenzione, è di quelli che mi piacciono senza parlarne troppo, di quelli che ti fanno ammutolire dinnanzi alla grandiosità della natura, di quelli che si slanciano nel mare così come verso l'infinito, dandoti un senso di pace. Compriamo un pranzo al sacco nell'unico posto con roba da mangiare nella zona, e cominciamo la lieve salita asfaltata che porta ad un paio di belvedere di impressionante impatto. La scarpinata è poco impegnativa (lo dico ora che è passata), ma prende un po' di tempo; da notare che, in the meantime, si vedono arrivare delle nuvole, e mentre io formulo il pensiero "ci metterà almeno un paio d'ore ad arrivare qui sopra", comincia a piovere quella pioggerella inglese sottile sottile. Con la stessa velocità con cui è arrivata la pioggerella torna il sereno e la giornata diviene se possibile ancor più bella. Il panorama verso la Alum Bay ci permette di godere di un "arcobaleno completo", che qui, se ci fate bene caso, in questa ulteriore foto di Paolo (trascurabile il soggetto, vestito pure in maniera poco inglese), mi sovrasta.

Più si sale, più il panorama diventa interessante, ma immagino che il bello debba ancora arrivare. E infatti, si arriva in cima, si scollina, ed eccoci qua. Da un lato, delle strutture ormai abbandonate, stile uscita-della-bat-caverna, non belle, ma senza dubbio particolari:
Il luogo era usato, fino agli anni '60, prima come punto armato di batterie di artiglieria pesante, fino al picco di attività, appunto negli anni '60, per testare motori di razzi da guerra.
Dall'altro, la vista, spettacolare, degli aghi e relativo faro. Posso lasciar parlare le immagini.
Ci mangiamo i nostri sandwich godendoci il panorama. Visto che s'è fatta una certa, ce ne torniamo indietro senza fretta; da notare che chiunque incrociamo, un saluto, un cenno, un sorriso, c'è sempre. Scendiamo al The Needles Pleasure Park, dove abbiamo parcheggiato, dove è tutto chiuso, ma dove in alta stagione ci dev'essere senza dubbio un buon giro di turisti, e ripartiamo per un altro giro, prima di tornare ad East Cowes per il ferry delle 17,30. L'ultimo nostro pensiero è per un altro italiano, il mitico Guglielmo Marconi, davanti alla stele commemorativa: fu proprio ad Alum Bay che Marconi portò a termine alcuni dei suoi esperimenti sulla trasmissione delle onde radio. Torniamo verso Totland e poi andiamo verso la costa sud ovest dell'isola; Paolo mi vuole far passare dalla spianata vicino ad Afton, luogo dove si tenne il concerto del 1970, famoso per una delle ultime esibizioni di Jimi Hendrix e la presenza di circa 600mila persone. A Brighstone torniamo verso l'interno, passando per Shorwell, Carisbrooke, tutti villaggi minuscoli, e poi per Newport, capitale amministrativa dell'isola. Ci mettiamo quindi sulla destra del Medina, e, subito dopo Osborne House, residenza reale dove morì la regina Vittoria, rieccoci di nuovo ad East Cowes. Ci rimane un po' di tempo prima dell'imbarco, e ci mettiamo a cercare una Tea Room, Paolo mi vuol fare assaggiare gli scones. Ha perfino un elenco delle migliori di East Cowes. Come che sia: una è chiusa per turno settimanale, l'altra sta chiudendo, quella più lontana addirittura è chiusa fino all'alta stagione. Ci imbarchiamo, e qui devo raccontarvi questa piccola cosa, che però secondo me è importantissima. Arriviamo all'accettazione del pre-imbarco in auto, accostandoci come tutti ad uno di quei gabbiotti tipo casello stradale. L'operatore appena ci affianchiamo pronuncia una frase della quale io non capisco il senso. Paolo mi spiega che ha semplicemente detto "lei è..." e poi il suo nome. La cosa che non mi stupisce è non aver capito; quella che invece mi stupisce è come facesse l'operatore a saperlo al momento in cui ci siamo affiancati. Paolo mi spiega: ha letto la targa mentre ci accostavamo, l'ha digitata e gli è apparsa la prenotazione. Ok, tutto chiaro. Roba che qui da noi capita tutti i giorni, vero?
Arriva il ferry, sbarcano le auto e i passeggeri, ci imbarchiamo noi. Si parcheggia l'auto, si scende, si va nel settore passeggeri, e ci facciamo uno scones col burro, o meglio, con la clotted cream (forse, non ne sono sicuro, ma mi verranno in aiuto), una roba grassissima ma buonissima e dolcissima, e un caffè, poi usciamo sul ponte a goderci il rientro e il tramonto.

4 commenti:

cipo ha detto...

Ale ti si legge sempre che è un piacere…però mi sarei aspettato che tu riportassi il tuo commento esplicito su East Cowes!

Sai che non sono sicuro al cento per cento sulla clotted cream? Mi è sembrata ancora più densa di quelle che avevo assaggiato in precedenza. Comunque buonissima, concordo.

jumbolo ha detto...

E' vero a volte mi autocensuro, ma stavolta non mi ricordavo nemmeno, di cazzate ne dico tante. Mi ricordo qualcosa più che sulla bruttezza, sul fatto che diamine, tutto chiuso...ci sto girando intorno...cos'è che ho detto? :))

cipo ha detto...

..le tue parole precise mi pare che siano state "ecco, East Cowes fa decisamente caà" . Ma ora che ci ripenso 'un son sicuro dell'avverbio.

jumbolo ha detto...

come dire, un ennesimo mirabile esempio di sintesi :)