No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20160204

Strada furiosa

Mad Max Fury Road - di George Miller (2015)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)



Ancora Australia, ancora Max Rockatansky, anni dopo. Le comunità sono divenute ancora più strane, ed è l'acqua, adesso, ad essere l'elemento di potere. Max viene catturato dai War Boys, l'esercito del tiranno Immortan Joe. Portato alla cittadella di Joe, viene catalogato come donatore universale, ed usato come blood bag per curare il War Boy malato Nux.
Nel frattempo, Imperator Furiosa, una dei luogotenenti di Joe, viene inviata nel suo camion corazzato, il War Rig, per raccogliere benzina. Furiosa, però, sta tradendo Joe, e liberando le sue cinque mogli (The Splendid Angharad, Capable, Toast the Knowing, The Dag e Cheedo the Fragile): quando Joe se ne rende conto, manda tutto il suo esercito all'inseguimento, chiedendo il supporto degli alleati di Gas Town e di Bullet Farm. 
Nux si unisce all'inseguimento, con Max legato alla sua auto, appunto come blood bag. L'esercito di Joe è costretto ad una battaglia con il War Rig. Furiosa si spinge in una tempesta di sabbia, seminando gli inseguitori, tranne Nux, che prova a distruggere il Rig. Max si libera ed imprigiona Nux, ma l'auto è distrutta. Max, però, riesce a seguire Furiosa, e le ruba il Rig, ma non è abilitato a guidarlo, quindi la sua fuga viene frustrata. Max e Furiosa raggiungono un accordo di collaborazione, ed iniziano la fuga, insieme alle cinque mogli.

Ci sono due tipi di film che mi piacciono molto. Il primo è il tipo alternativo, piccolo, verboso, sorprendente, drammaticissimo, di quelli che ti prendono le viscere e te le stringono, di quelli che ti sembra ti squarcino il petto per cavarti il cuore.
Poi, c'è il secondo tipo. Quelli epici, quelli grandiosi, quelli che ti ricordano i grandi colossal del passato, quelli che pure con una trama prevedibile e telefonata ti ricordano che il cinema è anche grandeur, è (appunto) epica, è coinvolgimento spassoso e senza freni.
George Miller, un dottore prestato al cinema, ne sa a pacchi, ed è uno che ha un dono. Prende il suo mito, Max Rockatansky, e lo fa rivivere, dopo il rifiuto di Mel Gibson, tramite un Tom Hardy muscolare e rantolante, gutturale e fisico. Lascia la battaglia per il petrolio ma sottintende che è l'acqua che scatenerà le guerre del futuro, ci mette dentro un po' di femminismo spicciolo infilandoci delle fighe da urlo pochissimo vestite, eppure, dà ancora una volta lezione di epica cinematografica.
Inchiniamoci al suo cospetto.

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