Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Un trio di artisti sperimentali guidati da una donna narcisista e autoritaria di nome Elle di Elle, prende residenza in un'istituzione artistica remota, gestita da un ricco ed enigmatico direttore di nome Jan Stevens, che sta finanziando il progetto. Un giornalista autodefinitosi "incompetente" di nome Stones viene assunto per documentare le attività quotidiane del gruppo che coinvolgono il loro processo di "catering sonoro" (in cui estraggono l'inquietante ASMR prodotto dai suoni di vari cibi) mentre affrontano spiacevoli disturbi gastrointestinali, per i quali vengono somministrati test da un medico in loco. Mentre Stones documenta le lotte di potere, le vendette, le prove, le esibizioni e la sordida storia del collettivo artistico, diventa sempre più un partecipante ai procedimenti artistici. (Wikipedia)
Al momento ultimo lungometraggio del regista inglese, sempre estremo, divisivo e provocatore, ho trovato questo Flux Gourmet una intelligente presa in giro non solo dell'arte performativa, ma pure della recente ossessione per il cibo e la cucina gourmet. Decisamente non per tutti.
At the moment the latest feature film by the English director, always extreme, divisive and provocative, I found this Flux Gourmet an intelligent mockery not only of performance art, but also of the recent obsession with food and gourmet cuisine. Definitely not for everyone.
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