Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Bol e Rial sono rifugiati in fuga con la figlia Nyagak dal Sud Sudan dilaniato dalla guerra. Affrontano acque tempestose su un motoscafo sovraffollato, insieme ad altri rifugiati che attraversano il pericoloso Canale della Manica dalla Francia in cerca di una vita migliore. Sebbene sopravvivano all'infida traversata, la loro figlia e molti altri no. Quando tre mesi dopo viene loro finalmente concesso l'asilo in Gran Bretagna, il governo assegna loro una casa squallida con muri scrostati e arredi lugubri alla periferia di Londra. Sono soggetti a rigide restrizioni o rischiano l'espulsione. Vivono sulla loro pelle razzismo e odio, anche dai loro vicini di casa. Vengono accolti dal loro assistente sociale Mark, che dice loro che spera che siano due dei "buoni". Bol cerca di assimilare di tutto: canta canzoni di calcio, chiede a Rial di usare le posate anziché le sue mani quando mangiano e cambia persino il modo di vestirsi. Bol vuole dimostrare al governo che lui e Rial appartengono al Regno Unito. Rial, tuttavia, si aggrappa alla loro cultura. Conserva la collana della figlia, si veste con abiti colorati e, invece di usare un tavolo, si siede per terra a mangiare. Bol e Rial sperimentano presto strani fenomeni nella loro nuova casa e hanno visioni di Nyagak e di un uomo misterioso, che scappano entrambi contro le mura.
Ogni tanto Netflix ne imbrocca una, a livello di film, e questo debutto sulla lunga distanza del giovane regista inglese è piuttosto interessante, e riesce a scuotere lo spettatore con una storia da una parte "normale", dall'altra totalmente sovrannaturale, ma che tocca le corde scaramantiche di tutti. Bene il cast.
Every so often Netflix hits one, at the film level, and this full length debut by the young English director is quite interesting, and manages to shake the viewer with a story that is on the one hand "normal", on the other totally supernatural, but which touches everyone's superstitious chords. Very good the cast.
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