You Don't Know Jack - Il dottor morte - di Barry Levinson (2011)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: popo' di perzonaggio
Jacob Jack Kevorkian. Statunitense di Pontiac, Michigan, nato nel 1928, figlio di immigrati armeni sfuggiti al genocidio in patria, laureato a 24 anni in medicina. Medico estroso, appassionato di musica classica e jazz (anche musicista, di flauto e organo), pittore con stile personale e grottesco, divenne famosissimo negli anni '90, anche col nomignolo di dottor morte, per aver assistito 129 pazienti nel suicidio assistito, e per aver praticato l'eutanasia su un altro paziente. Fermamente convinto che "morire non è un crimine", e dell'autodeterminazione dell'individuo, quindi anche sulla possibilità di darsi la morte, ha ingaggiato una personale battaglia contro la legge degli USA, su questo particolare diritto civile.
Barry Levinson, con l'aiuto di un cast importante, ci racconta, in un film per la televisione statunitense HBO, gli anni '90 di Kevorkian.
Comincio con un breve (spero) appunto "concettuale": You Don't Know Jack è una ulteriore dimostrazione di quanto la televisione, soprattutto quella statunitense, sta diventando il "nuovo cinema", e rischia di dare, anche agli appassionati, molto di più di quanto sta dando il cinema ultimamente.
Ottimo lavoro di Levinson, onestissimo lavoratore della telecamera, autore di film degnissimi mai urlati, ma densi di significato, che dà ulteriore visibilità ad un personaggio, quello naturalmente di Kevorkian, interessantissimo. Sicuramente estremo, Kevorkian è un personaggio pieno di umanità, con un senso dell'umorismo notevole, sicuramente con alcuni problemi ad esprimere i suoi sentimenti profondi, ma di certo senza nessun problema a portare avanti le sue convinzioni medico-etiche.
Bella fotografia e macchina da presa al servizio della storia, il film naturalmente si fa forte di una, ennesima, straordinaria interpretazione di Al Pacino nei panni di Kevorkian, claudicante nel fisico ma determinato nelle sue azioni, balbettante (volutamente) e delicato nei rari momenti in cui la storia lo mette alle corde. Nonostante diano, al solito, una grande prova recitativa anche i comprimari John Goodman (Neal Nicol, assistente di Kevorkian ed autore del libro su cui si basa la sceneggiatura, Between the Dying and the Dead: Dr. Jack Kevorkian's Life and the Battle to Legalize Euthanasia) e Susan Sarandon (Janet Good, attivista per i Diritti Civili, al fianco di Kevorkian per molto tempo, nelle sue battaglie), si fanno notare positivamente Brenda Vaccaro (Margo, la sorella di Kevorkian), ma soprattutto Danny Huston (figlio di John Huston e fratellastro di Anjelica) nei panni dell'eterno avvocato di Kevorkian, Geoffrey Fieger, in una prestazione davvero impressionante.
Due ore e un quarto di grande cinema per un grande personaggio, che merita di essere approfondito, personaggio che il film di Levinson ci racconta in modo ragguardevole.
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