Temple Grandin - Una donna straordinaria - di Mick Jackson (2010)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: popo' di cervello ti cià
Temple Grandin è una signora nata nel 1947 a Boston. Professoressa associata all'Università Statale del Colorado, progettista di attrezzature per il bestiame, ha una laurea di primo livello in psicologia ottenuta al Franklin Pierce College, una in zoologia all'Università Statale dell'Arizona, ed un dottorato di ricerca, ancora in zoologia, conseguito all'Università dell'Illinois. Ha scritto un paio di libri, ed ha pubblicato diversi articoli su riviste varie. Fin qui, niente di strano. La Grandin ha iniziato ad essere nota negli USA dopo che Oliver Sacks (per chi non sapesse chi è, è il neurologo che in Risvegli è interpretato da Robin Williams) la descrisse in un suo racconto (Un antropologo su Marte). Qui iniziano le "stranezze". Temple Grandin, infatti, è autistica, probabilmente in una forma più vicina alla sindrome di Asperger (della quale abbiamo parlato più volte). Datà l'età, e dato che fino ai quattro anni di età non parlava, la diagnosi fu lenta ad arrivare: la prima diagnosi, infatti, fu quella di un danno cerebrale permanente, a due anni, ed in seguito l'autismo classico, considerato all'epoca una forma di schizofrenia, e di cui normalmente i dottori accusavano le madri, sostenendo che fossero state fredde e distaccate. Il dottore che diagnosticò l'autismo a quattro anni, consigliò alla madre di rinchiuderla in un istituto. La madre si rifiutò di farlo, e le diede tutto l'aiuto possibile, spingendola ad inserirsi, con mille difficoltà, nelle strutture scolastiche "normali". Cambiò due licei, dato che fu espulsa dal primo per aver colpito un ragazzo che la prendeva in giro, e nel secondo trovò un insegnante illuminato, il Dottor Carlock, che per primo capì che la ragazza era dotata di una mente straordinaria, con metodi di ragionamento fuori dal comune, e potenzialità immense.
Altro bellissimo biopic della HBO, questo Temple Grandin. Non per niente è stato pluripremiato agli Emmy dello scorso anno.
Gli ingredienti sono semplici, ma naturalmente vanno dosati a dovere, e bisogna fare in modo che ci siano. La storia vera di questa donna è semplicemente ammirevole. La sceneggiatura si basa sui suoi due libri; gli sceneggiatori sono due, uno, più anziano ed esperto, a suo agio con biografie e disturbi mentali (Christopher Monger), l'altro più giovane, fattosi le ossa scrivendo le sceneggiature degli episodi di In Treatment della coppia Jake e Amy, nella prima stagione (Merritt Johnson).
Il regista, Mick Jackson, un vecchio esperto, soprattutto di cose televisive, è uno dei due elementi che sorprendono. La regia è dinamica, con ottimi slanci visionari (Le, appunto, "visioni" di Temple, messe sullo schermo). Poi c'è il cast. Ci sono due comprimarie degnissime, Catherine O'Hara nei panni della zia Ann, e Julia Ormond nei panni di Eustacia, la madre di Temple. Poi c'è un sempre straordinario David Strathairn, qui nei panni del Dottor Carlock. Ed infine lei, Temple Grandin, interpretata in maniera decisamente eccezionale da Claire Danes, una ancora giovane, promettente attrice, che era caduta un po' nel dimenticatoio, chissà perché, e che qui rilascia come detto, una prova degna dell'Oscar, se non fosse stato un film per la televisione (In compenso, per questa prestazione ha vinto diversi premi, tra cui un Emmy ed un Golden Globe): naturalmente, caldeggiamo la visione in lingua originale.
Piccola nota a margine a proposito del cast: per chi, come me, si chiedesse dove ha già visto il tipetto che fa il cowboy nel ranch della zia di Temple, Billy, è presto detto: si tratta di Charles Baker, lo Skinny Pete di Breaking Bad.
Film da non perdere. Ultimi minuti devastanti per i più sensibili.
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