Il vento del perdono - di Lasse Hallström 2005
Giudizio sintetico: si può perdere (1,5/5)
Giudizio vernacolare: ma chi l'ha sciorto?
Jean è una vedova che, evidentemente, dopo la morte dell'amatissimo marito, sceglie continuamente fidanzati sbagliati e maneschi. La figlioletta Griff la convince a lasciare il sud per qualsiasi altro luogo. La scelta di Jean, senza un soldo, cade forzatamente sul Wyoming, dove gli rimane l'unico parente: il suocero Einar, che però non l'ha mai perdonata per l'incidente nel quale è morto il figlio Griffin. A malincuore, e probabilmente solo perchè la nipotina, che non aveva mai visto, gli ricorda tremendamente il figlio, le accoglie (eufemismo).
Einar vive nel suo ranch, con la sua rabbia e il suo amico di sempre, Mitch, reso invalido dall'attacco di un orso bruno, attacco che Einar avrebbe potuto evitare, se non fosse che...
Mitch e Griff innescheranno una serie di reazioni a catena, che porteranno pace, perdono e felicità.
C'è poco da fare: l'unico film di Hallström che ti spiazza è l'ormai lontanissimo Buon compleanno Mr. Grape, con un DiCaprio ancora sconosciuto e con un Depp non ancora divo. Tutto il resto è melò, di maniera, ben fatto, ma con dosi di melassa sempre massicciamente presenti: Qualcosa di cui sparlare, Le regole della casa del sidro, Chocolat. Questo Il vento del perdono non fa eccezione, anche se confesso che mi ha commosso in più punti, ma ormai tutti sapete che non faccio testo su questo punto.
Tratto dall'omonimo (An Unfinished Life) libro di Mark Spragg, autore anche della sceneggiatura insieme alla moglie, il film si avvale di una fotografia limpida che rende giustizia ad un Wyoming che in realtà è il British Columbia canadese, e di una coppia di attori navigatissimi, Robert Redford (Einar) e Morgan Freeman (Mitch), meglio Redford di Freeman qui, insieme a una Jennifer Lopez (Jean) superflua (è molto più intenso l'orso, ma lei rimane più figa) e una brava e promettente Becca Gardner (Griff).
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