No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110509

Interstate 5


Live on I-5 - Soundgarden (2011)

Restringiamo il campo e non parliamo del fatto che ci sia una reunion in corso, e che probabilmente prima della fine del 2011 uscirà un album nuovo. Liquiderei il tutto, per il momento, col detto che si usa dalle mie parti, "ci sta il pane o la sassata", nel senso che potrebbe essere, il nuovo disco, un capolavoro così come un'immensa delusione (che, tra l'altro, farebbe crollare il rispetto per i Soundgarden, che avevano dato l'impressione di essersi fermati all'apice della creatività, e che poi magari invece non si sopportavano più l'un l'altro, ma questa, appunto, è un'altra storia).
Prendiamo questo disco live, tra l'altro il primo e per ora unico della loro carriera, come viene.
Il titolo prende il nome dalla Interstate 5, un'autostrada interstatale statunitense che va dal Canada al Messico, costeggiando (non nel senso letterale) il Pacifico: i pezzi sono infatti registrati nel corso del West Coast leg del tour 1996.
E c'è poco da dire. E' la dimostrazione palese di quanto questa band abbia preso l'hard rock e l'abbia portato ad un livello più alto. Le versioni di Outshined, Nothing To Say, Fell On Black Days (uno dei tanti pezzi dalla bellezza indescrivibile, usciti dalla genialità di questa band), sono impressionanti. La conclusiva Jesus Christ Pose poi, sembra una gara di velocità. Sembra che Matt Cameron sfidi Kim Tahyil a "stargli dietro" (ovviamente Kim non ce la fa perfettamente). La parte di batteria che ne esce sembra un rullo compressore, ed è in fondo il senso del pezzo: distruttivo, iconoclasta. Ottimo Shepherd, come del resto su tutto il disco.
Discorso a parte per la prova di Chris Cornell: ascoltando il disco la prima volta, ad un volume basso, mi sembrava inaccettabile. Invece, riascoltandolo più volte in cuffia, la prova è decente, anche se che Cornell abbia da sempre problemi, sia alle corde vocali (vari interventi subiti), sia perché non ha condotto quel che si dice una vita da atleta (anche se ci sarebbe da questionare pure su questa frase fatta: c'è chi usa l'EPO, tra gli atleti, e chi, tra i musicisti, altre cose...), è cosa risaputa, ma, ripeto, la prova sui pezzi del disco è più che accettabile, e, in alcuni momenti, stupisce in positivo.
Non mi sono piaciute la versione senza sezione ritmica di Black Hole Sun (un po' come poi Cornell la riproponeva con gli Audioslave, in pratica), e la cover di Search & Destroy (The Stooges), ma solo a causa di Cornell, qui un po' a filo di gas, mentre Helter Skelter dei Beatles è personale e psichedelica, seppur brevissima, che sfocia in Boot Camp.
Insomma, un disco live di una grande band, è criticabile, ma è sempre benvenuto.

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