Offside - di Jafar Panahi (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: pallone po'o, discorzi un branco
8 giugno 2005, a Teheran si gioca la partita decisiva per qualificarsi ai Mondiali di Germania 2006, Iran contro Bahrain. Come i bene informati sanno, le donne non sono ammesse allo stadio come spettatrici. Ma l'occasione, per chi è appassionato di calcio, è troppo ghiotta, imperdibile. E molte ragazze provano a mimetizzarsi, a sembrare ragazzi, per entrare allo stadio Azadi, vedere la partita, tifare Iran e sentire il proprio cuore palpitare.
Presentato a Berlino nel 2006 (e premiato con l'Orso d'Argento), viene finalmente distribuito in Italia l'ultimo film di Panahi, attualmente detenuto e impossibilitato a dirigere film. Come gran parte della filmografia proveniente da quella parte di mondo, è cinema povero di soldi ma non di idee. Breve, molto parlato, buffo ma reale, è un atto d'amore verso le donne iraniane, e pure verso il calcio, che non si vede per niente, e come spesso capita, un campionario di facce incredibili. Non ultima, l'influenza imponente del neorealismo italiano.
Non è esente da difetti, sicuramente un po' noioso, per le situazioni che si ripetono, di certo è un film che aiuta a comprendere l'umanità della gente iraniana, e dell'assurdità di un regime che tarpa le ali a giovani e vecchi, in barba alla voglia di vivere e di gioire.
La storia non è affatto insulsa, anzi, ma probabilmente andava "aiutata" snellendola un po', tagliando qualche dialogo e qualche lungaggine di troppo.
Di certo non lo aiuta il doppiaggio, che invece lo massacra.
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