No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20060304
Colombia gen 06 - 39
Holiday in Colombia 23
27/1/2006 Salento mi tierra
Ormai è una maledizione: mi sveglio prestissimo. E ci si mettono anche altri fattori "esterni" ma non troppo. Questa mattina, scopro che al posto della ragazza senza nome e nazionalità, in "mansarda" dormiva la ragazza che fa le pulizie al Plantation; naturalmente si sveglia presto, sbatte da qualche parte e sveglia anche me! Saranno le 6. Mi riposo un altro po', poi mi preparo ed esco a camminare per Salento. Compro qualcosa per la colazione, mia e degli altri, accendo il cellulare e controllo le notizie che mi arrivano dagli amici in Italia. Freddo e neve. Come dice Juli, que nunca te pase. Entro in una pastelería e chiedo del pane alla ragazza che si trova lì, ma mi fa capire che non è la proprietaria, se posso aspettare solo un attimo che il ragazzo sta tornando, con una simpatia e una gentilezza che, se mi fossi svegliato male, mi avrebbe cambiato la giornata. Invece sto benissimo, e non fa altro che rendermela migliore. Filosofia del sorriso. Per oggi era prevista una camminata un po' meno impegnativa di quella di ieri, ma ancora non è sicuro. Qualcosa faremo, mentre domani ce ne andremo verso Cali. Il bello è anche questo: non c'è mai niente di certo. Ora, al momento rifletto poco su questa situazione, lo farò quando tornerò a casa. C'è stato un tempo nel quale ero disordinato, e non programmavo mai niente. L'età, il lavoro, gli interessi fuori dal lavoro, le passioni, mi hanno cambiato in alcune cose, soprattutto nella gestione del mio tempo. Sono diventato pignolo, programmatore, piuttosto ordinato. A volte inizio la settimana e, per fare cose che mi piacciono, ho già programmato tutti i pomeriggi e le serate della settimana. Qua, quasi sempre, non so neppure dove sarò il giorno seguente, o il pomeriggio rispetto alla mattina. Mi sono messo completamente nelle mani di Juli, che ha accettato di buon grado questa incombenza. E devo dire che, proprio per come sono diventato nella vita di tutti i giorni, è una sensazione piacevole, quasi liberatoria.
Torno al Plantation, si stanno svegliando un po' tutti, si fa colazione, si scherza. Si programma la giornata: l'intenzione era andare a visitare una finca di caffè, consigliataci da Tim e Chris, ma Alessandro, il bergamasco, ci ha consigliato di non partire se prima Tim non telefona ai gestori, per avvertirli che ci aspettino all'ingresso, altrimenti non troveremo nessuno. Questa è proprio la nostra intenzione. Si intravede Gary, con il quale dobbiamo scambiarci l'indirizzo e-mail, in modo da poterci mettere d'accordo per le foto che ha scattato ieri durante l'escursione a Cocora, non abbiamo capito se viene con noi anche oggi. Proviamo a coinvolgere Holly l'inglese con la maglia del Barça, ma non ne vuole sapere. Aspettiamo Tim che non arriva, e allora accompagno Holly che vuole andare in paese a fare colazione. Passiamo davanti alla scuola elementare, dove tutti i bambini ci salutano chiassosamente chiamandoci gringos, arriviamo in piazza, ci sediamo in un bar dove una cameriera barbuta serve una colazione con uova e riso a Holly e a me una bottiglia d'acqua. Il tifoso dello Sheffield Wednesday mi racconta che non è vero quello che ha raccontato a tutti, che in Bolivia lavora come guida per escursioni in mountain bike, bensì che è proprietario di un pub in perfetto english style in centro a La Paz; la guida in mountain bike l'ha fatta fino a qualche anno prima, mentre da quasi due anni è riuscito ad aprire questo pub e le cose vanno bene, lavora duro, si ubriaca tutte le sere ma tiene testa a chiunque da una parte e dall'altra del bancone, ha trovato personale del quale si fida, e cose così. Si confida.
Torniamo all'hostel, Tim arriva, telefona, ci spiega la strada, ci disegna una specie di mappa. Mi prendo la responsabilità di fare io da guida, oggi, quindi massimo impegno. Si unisce al gruppo Beth, la veterinaria australiana, oltre i trent'anni, piacevole, non bellissima, sorriso dolce e onesto, non parla molto e non alza mai la voce. Per il resto, formazione classica di questi ultimi giorni: io, Carlo e Juli. Si parte, mentre la giornata volge al variabile. Stiamo uscendo da Salento, costeggiamo il cimitero e io e Juli ci accorgiamo di aver perso gli altri due. O meglio, li abbiamo visti sulla soglia dell'ultima casa che abbiamo oltrepassato, dopodichè sono spariti, ci sembra siano entrati. Visitiamo il minuscolo cimitero, poi torniamo verso la casa in questione, dove, ci accorgiamo, c'è un cartello con scritto se vende. Dopo qualche titubanza, sentiamo le loro voci ed entriamo nel cortiletto, dirigendoci verso il retro, da dove sembrano provenire le voci. Troviamo Carlo e Beth sotto una veranda povera, una specie di garage, con l'anziana signora proprietaria che gli sta mostrando il tutto. Ci accoglie col sorriso e comincia a rivolgersi anche a noi, ci mostra la casa e ci spiega perchè vende. La casa non ha il tetto, praticamente: ci sono solo delle lastre di truciolato, ed è minuscola. La signora è adorabile, e in alcuni momenti nei quali parla della sua famiglia mi pare di avvertire una sottile incrinatura nella sua voce. Ci vuole il tatto di Juli, per dire alla signora che abbiamo una specie di appuntamento alla finca di caffè, e che dobbiamo andare. Salutiamo vagamente commossi, e discutiamo sul potenziale acquisto. Oltrepassiamo di nuovo il cimitero, poi lo pseudo campo di calcio, ci inoltriamo in campagna, la strada è sterrata ma battuta, piuttosto agevole. C'è gente che lavora, ci sono alcuni militari. Dopo una curva, una pattuglia intera, il più alto in grado, anche lui giovanissimo come gli altri, ci ferma molto cordialmente e ci spara un pistolotto su alcuni ricercati per rapimento, ci consegna un volantino con le foto dei ricercati e le loro rispettive taglie, gli facciamo alcune domande incuriositi e interessati, lui si lancia in un elogio sperticato del presidente in carica, Uribe, rammenta le elezioni prossime, Juli allora gli domanda se è sicuro che siano elezioni presidenziali, lui risponde anche, alla fine salutiamo lui e la truppa, gli auguriamo buon lavoro e loro a noi buona passeggiata. Alla prima curva Juli mi dice leggermente alterata: "estoy segura que no son presidenciales", come a dire, questi militari...
Continuiamo a camminare di buona lena, non fa caldissimo, il cielo è parzialmente coperto, la strada semplice. Arriviamo a passare davanti ad una scuola che dovrebbe essere immediatamente prima della finca dopo circa un'ora di cammino, davanti al cancello seguente c'è un tipo bassino dalla faccia sorridente che non si capisce se ci aspetti o no. In effetti, ci sta aspettando, e magari già da un po'. Rapidi saluti, e ci fa cenno di seguirlo. Passiamo per un percorso non lunghissimo, attraverso la piantagione rigogliosa di grandi piante di caffè, mentre il tipo ci inizia a spiegare alcune caratteristiche della pianta e della coltivazione. Arriviamo alla piccola fabbrica, una casa piuttosto grande, un piccolo fabbricato che comprende un silo, una piccola serra per l'essicazione naturale. Ci spiega tutto, non è complicato, sottolinea il fatto che produrre caffè completamente in maniera biologica è dura, e sono stati costretti a modificare leggermente il processo per rimanere competitivi, ma solo nei periodi dell'anno nei quali non riuscirebbero ad essiccare naturalmente l'intera quantità di materia prima. Ci offrono quattro generose tazze di caffè, intorno alla casa ci sono un sacco di cani e di bambini, il prezzo della visita è irrisorio. Il tipo mi porta sul retro della casa, e da una specie di terrazza naturale mi mostra la vista sulla valle sottostante, che è qualcosa di pacificante (non so se sia giusta la parola, ma credo renda l'idea). Ci spiega la strada da fare, le ragazze usano il bagno, ripartiamo e sbagliamo immediatamente strada, il tipo ci richiama a gran voce, facciamo retromarcia e ci incanaliamo nella giusta direzione. Discesa semi-ripida con un viottolo piuttosto breve fino ad un ponte sospeso sul fiume che bagna il fondovalle, attraversato il quale ci immettiamo su un'altra strada sterrata e piena di grosse pietre, che ci riporterà sulla strada che abbiamo fatto per salire da Armenia fino a Salento. Camminiamo per una mezz'oretta, arriviamo alla strada asfaltata, facciamo un paio di centinaia di metri e ci fermiamo al secondo posto utile a mangiare. Cucina in pietre sotto una copertura di legno, panche e tavoli fatte di legno grezzo, gestione ultra-familiare, un bambino e una bambina che giocano a palla tra la specie di bar adiacente e l'asfalto lì accanto. Il solito piatto con le solite cose, mi arrischio a prendere la bevanda che è compresa nel prezzo unico, che è una specie di latte di mais, imbevibile forse più per l'effetto che fa vedere i pezzi di mais che affiorano nella brodaglia bianca che per il suo reale sapore. Non mangiamo assolutamente male, ce la prendiamo comoda ma non troppo, paghiamo, salutiamo e ripartiamo. Decidiamo, vista l'ora, che possiamo farcela anche a piedi, invece di prendere il bus. Si sale per almeno 5 chilometri, se non di più, ma è asfalto e non è ripidissima. Ormai camminare è l'attività principe del viaggio, e ti fa sentire in simbiosi con il luogo che stiamo visitando. Si sale, si suda, si ride, si parla, si scherza, si racconta. Pian piano arriviamo di nuovo a Salento, e siamo anche un po' orgogliosi di aver fatto tutto a piedi. Però io sono stanco, quindi, visto che è presto, appena arriviamo al Plantation, mi lavo e mi metto a letto a riposare. Me lo merito.
Quando mi alzo, dopo un paio d'ore, non trovo gli altri, e faccio un giro in paese cercandoli, magari stanno facendo spesa. Non trovo nessuno, torno e trovo Juli e Carlo, che hanno fatto un'altra strada e hanno già fatto la spesa, ma senza comprare la pasta e la birra. La pasta l'avevo promessa a Holly, e la birra l'ho promessa a me stesso, e poi questa cosa che hanno fatto la spesa senza di me non va bene, quindi faccio il sostenuto ed esco di nuovo per fare spesa da solo. Torno, vedo cosa sta cucinando Carlo e come posso combinare le cose. C'è anche la piccola Sabrina, provo a farle sbucciare le patate ma dura quanto durerebbe sott'acqua. Pannocchie di mais lessate, verdura bollita, insalata mista e spaghetti aglio e olio per due, ma alla fine ne mangia un po' anche Sabrina, che dice che le sto diventando simpatico. Ci rendiamo conto che Gary se n'è andato, e non ci siamo scambiati gli indirizzi e-mail, per cui niente copie delle foto. Peccato. Holly si beve metà delle mie birre, si dà fondo al rum e coca, ci si prepara per uscire. Carlo non se la sente, e alla fine usciamo io Holly e Juli. Diretti alla piazza. Ci sediamo fuori da uno dei due piccolissimi locali dove c'è un po' di musica e un po' di gente, e ricominciamo a bere birra. La gente si scalda, comincia a ballare. Vedo il mio amico Fabian, lo chiamo, stasera è molto sobrio, ci salutiamo, parliamo un po', ma lui è stanco e se ne va a letto. Adocchio un tavolo con almeno due ragazze che stuzzicano le mie fantasie. Juli mi trascina in un paio di balli, mi faccio onore. Non si sa mai, magari mi notano. Torniamo al tavolo, e all'improvviso arrivano i due amici di Fabian, uno è quello che lavora come stradino, l'altro è quello che l'altra sera era con la giovane e simpatica moglie, ma stasera è da solo. Mi portano di peso al banco e mi fanno bere una birra, poi comprano una bottiglia di aguardiente, una specie di anice molto alcolico. Si scusano con i miei due compagni, e mi portano a fare un giro in macchina. Reggaeton a palla, sgommate e aguardiente, per nemmeno 500 metri fino alla sommità del paese, pisciata in compagnia, poi di nuovo in piazza. Mi lasciano libero per 5 minuti, poi mi rivengono a prendere, va avanti così per 3-4 volte, e chiaramente il tasso alcolico si innalza di volta in volta, e i discorsi si fanno sempre più rarefatti, ma divertenti. Quando gli amici scompaiono, torno al tavolo da Holly e Juli. Continuo a buttare l'occhio sul tavolo con le ragazze, ma devo andare anche al bagno, così vi spiego come sono fatti i vespasiani qui: ci si entra appena, c'è un muretto alto 40 centimetri in basso, e poi la parete di fronte dove scorre l'acqua, il tutto piastrellato. Fantastico. Sembra di stare in un sarcofago, solo che puoi pisciare.
Juli si preoccupa di quale ragazza mi piaccia. Ce ne sono due carine, una è magra magra, come piacciono a me, ma di viso non è bellissima, l'altra è un po' troppo in carne per i miei gusti, ma ha un bel viso, un bel seno, e mi ricorda un'attrice porno che mi piace, e una ragazza del mio paese che non me l'ha data, per cui preferisco lei. Juli parte e le va a dire che mi piacerebbe ballare con lei. Fa tutto da sola, io non chiedo niente. Si balla, lei si chiama Carolina. Per ballare sono piuttosto negato, ma la cosa è eccitante, lei è burrosa e profuma di donna. Le chiedo scusa per quanto sono imbranato, lei probabilmente impietosita mi dice che invece ballo bene. Dura poco, ma è meglio così, che chi mi conosce sa che porto sempre i pantaloni larghi e mica è un bene.
Ritorno al tavolo e si continua a bere e a ridere. Alle due chiudono, e la gente si avvia verso casa, noi verso le panchine nel centro della piazza. Juli continua a cercare un aggancio con le ragazze, evidentemente delusa dalla fauna maschile, almeno fa un piacere a me. Chiaccheriamo un po' con le due, c'è un po' di movimento di ragazzini locali. Holly e Juli si avviano all'hostel, io sono eccitato e leggermente ubriaco, e faccio un po' di pressione a Carolina. Lei dice che deve andare, ed in effetti c'è suo fratello che la chiama in continuazione, ma visto che non si muove e rimane lì a 10 centimetri da me insisto. Ho sonno, dice lei. Anch'io, dico io, ma se ti guardo mi passa tutto. Niente. Beh, io domani me ne vado. Vediamoci domattina, dice lei. Alle 10, facciamo colazione insieme. Va bene, a domattina.
I 500 metri che mi separano dal Plantation House li faccio tutti a mezzo metro sollevato da terra. A volte, basta poco per compiacere un uomo.
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1 commento:
latin lover per adesso!
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