No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060321

le due facce di Ben Harper


Ben Harper – Both Sides Of The Gun

Difficile scrivere di un artista che ti ha stregato qualche anno fa. Dico, scriverne in maniera imparziale. Credo sia inutile ignorare il passato di un musicista, l’ho già detto tempo fa. Per quale motivo poi? Quindi eccomi qui, con l’edizione quasi lussuosa del nuovo cd di Ben, cartonata, a scatola, con ben tre dischetti dentro. A dirla tutta, già la foto di copertina lo ritrae in una posa che qualche anno fa sarebbe stata difficile da attribuirgli. Tutti cambiano, e non è detto che si cambi in peggio, anzi. Si sa già che un disco è composto da pezzi più intimisti, l’altro da canzoni con più tiro. Seguendo l’ordine dei titoli del retro-copertina, partendo dal disco “chiaro” (i due dischi che compongono l’edizione “base” non sono numerati, anche se sul sito ufficiale i titoli sono “Morning Yearning”, di quello chiaro e “Better Way”, per quello scuro), apre Morning Yearning, un bella ballata con chitarra acustica e batteria con le spazzole, un po’ appesantita dagli archi. Waiting For You somiglia a un sacco di altre canzoni, e sciupa l’incanto del pezzo precedente, che sembrava introdurre un disco intenso. Comincia ad aggirarsi nell’aria una stranissima somiglianza con Eagle-Eye Cherry. Ora, è ovvio che se la somiglianza c’è, è Eagle-Eye che si ispira a Ben; ma la leggerezza dei pezzi e, soprattutto, la poca intensità trasmessa, rimanda a un qualcosa di spessore minimo, rispetto alle vette delle quali riconoscevamo capace il californiano. Picture In A Frame ci fa capire che l’ispirazione non abita più qui. Anche Never Leave Lonely Alone, che parte promettente, con un buon lavoro di chitarra, risulta scontata e, come il resto del disco, appesantita da troppi strumenti (paradossale, qui sono solo tre, e si vorrebbe fossero meno, per farne almeno qualcosa da ricordare). La seguente è uno strumentale, Sweet Nothing Serenade, ed è un catalogo di scontatezze, salvato solo dalla spolverata che Ben dà alla sua Weissenborn. Uno strumentale assolutamente inutile, e perdonatemi se la mente corre a quella Number Three che ti apriva il cuore senza bisogno di parole. Qualcosa continua a non convincermi nelle parti di batteria, osservo le note e vedo che la suona Ben stesso. Sullo strumentale mi arrischierei a sostenere che c’è almeno un errore. Voglia di Lenny Kravitz? Chissà. Reason To Mourn è un pezzo discreto, anche se vi ricorderà un sacco di altri pezzi di Ben Harper, ma è ridondante come detto sopra, e l’assolo di chitarra, pur se buono, non convince come suoni che si innestano sul pezzo. More Than Sorry è poco più che un riempitivo, mentre gli ultimi due pezzi si dimostrano validi: Cryin’ Won’t Help You Now sembra essere arrivata in eredità dal lavoro fatto con i Blind Boys of Alabama negli ultimi due dischi, e appare quasi come migliore di quella che ebbi a definire un’occasione sprecata, mentre Happy Everafter In Your Eyes è un pezzo dalla grande intensità. Peccato ricordi troppo la sua irraggiungibile Beloved One; forse uno sbaglio inserirla nel bonus disc; ma di questo parleremo dopo.

Passando al disco “scuro” (“Better Way”), in apertura spaventa Better Way, il pezzo scelto come singolo: fintamente etnica, uno dei pezzi più inconcludenti e brutti che mi sia capitato di ascoltare ultimamente. Si parte davvero male, al punto che nei ripetuti ascolti ai quali mi sono costretto per poter parlare diffusamente di questo disco, la canzone in questione veniva ripetutamente “skippata”. Vorrei adesso raggruppare la traccia due e la quattro, visto che fanno parte dello stesso filone: quello dove ti sembra, ascoltandole, di veder scorrere davanti a te le immagini di un qualsiasi telefilm anni ’70, immaginandoti Ben con pettinatura afro, giubbottino di pelle aderente, pantaloni color crema scampanati, facendo il detective. Both Sides Of The Gun e Black Rain sembrano uscite dalla colonna sonora di Jackie Brown, e hanno un bel tiro funky, soprattutto Black Rain, sono curatissime fin nei minimi particolari (il finale di Black Rain). Il problema è: sono di categoria superiore, ma non sfigurerebbero in un disco di Jamiroquai. E’ questo che vogliamo da Ben Harper? Non credo proprio, diceva Alex Drastico. Engraved Invitation fa da cuscinetto tra le due, e sfido chiunque a non riconoscere che proprio questo è: un cuscinetto. Un pezzo senza né capo né coda. Gather ‘Round The Stone sembra l’omaggio di Ben a Johnny Cash, è non è male, nonostante l’assolo di chitarra, anche qui, non mi convinca, Please Don’t Talk About Murder While I’m Eating è poco superiore a Engraved, un pezzo di rock sudista senza tante pretese se non quella del testo, ma è con Get It Like You Like It che la situazione si fa addirittura imbarazzante. Pare di sentire i Black Crowes. Gran bel gruppo, tanto di cappello, ma che ci fa qui questo pezzo? Sembra di sentire addirittura la voce di Chris Robinson! Con The Way You Found Me Ben si cimenta con lo swing-jazz, con una riuscita discretamente simpatica, e si chiude con Serve Your Soul, un pezzo decente, semi-lisergico, che prova a rispolverare i fasti di God Fearing Man senza però riuscirci pienamente. Il livello non è quello, il carisma è nascosto, se non svanito.

Se a questo punto dell’ascolto, sarete scoraggiati come me, però avete comprato la “special edition”, provate ad ascoltare l’ultimo dischetto, il bonus disc. Sarà una piacevole sopresa. Ci sono tutte versioni alternative, molto più informali, low-fi, non edulcorate e ridondanti (anche se ogni tanto Ben si fa lo stesso prendere la mano dalla foga arrangiatrice, la voglio chiamare così). Si apre con Gather ‘Round The Stone, che qui acquista profondità e suona leggermente più ruvida e convincente. Sentite come suona meglio senza l’assolone rock e con quei gustosi armonici ricchi di effetto. Poi Reason To Mourn, anche se l’assolo stona ugualmente, e qualche coretto poteva essere meno invadente ed elegiaco, suona ottimamente. La versione live di Get It Like You Like It mi ricorda i suoni del grandissimo live acustico dei Tesla, e così fatta, anche se rimane un pezzo per il quale Ben potrebbe venir denunciato per plagio, suona meno pacchiana. Sarà una cantilena ripetitiva la mia, ma anche Waiting For You risulta passabile così scarna, anche se rimane un pezzo prevedibile, mentre, come immaginava chi conosce bene il mulatto, Morning Yearning esce dalla versione quasi interamente acustica qui presente rinnovata, più intensa e quasi toccante. La cosa che fa riflettere, però, è che la chiusura di questo dischetto che, paradossalmente, risulta il migliore dei tre, è affidata a una versione live piano, voce e archi di Beloved One: me-ra-vi-glio-sa!

Detto che di questo disco esiste anche un’ulteriore versione, la BENHARPER.NET Edition, acquistabile sul sito ufficiale, contenente nel bonus cd anche Gold To Me live acustica, Gather ‘Round The Stone nella Musselwhite version e Dressed In Black, un inedito, versione live with Charlie Musselwhite (ci sarebbe anche la versione giapponese, ma mi sembra giusto darci un taglio), le conclusioni sono semplici da tirare. Ben Harper ha scelto una strada diversa da quella che aveva percorso nei primi tre dischi, e che lasciava intravedere leggermente nel suo quarto, intrapresa poi decisamente col quinto “Diamonds On The Inside”. Dopo alcuni tentennamenti (interviste nelle quali si “disimpegnava” e dichiarava prima di voler parlare di lì in avanti solo d’amore – era evidentemente innamorato e felice -, poi di voler pubblicare un disco acustico in coppia con la madre, poi di voler pubblicare un disco interamente reggae), ha deciso per arrangiamenti ricchi e, spesso, troppo pomposi, di dividersi equamente, a livello di testi, tra amore e impegno sociale, magari perché ne sente ancora il bisogno, magari per non perdere una certa dose di dignità davanti ai suoi fans più radicali. In questo ultimo lavoro conserva una discreta indecisione (lo dimostrano le due “facce”, i due dischi profondamente diversi), e si affida a pezzi meno incisivi che in passato, ma di facile presa, nonostante conservi una certa classe. Forse, chissà, se avesse lavorato di più su alcuni pezzi, avesse scartato i più scarsi, e avesse fatto uscire un solo disco, ne parleremo diversamente. Pecca di superbia da una parte, suonando una buona parte degli strumenti, ma continua a dedicarsi poco alla chitarra (ruolo, quello di chitarrista, che ha ormai messo da parte, limitandosi a un compitino semplice semplice), forse per poter risultare più front-man che timido guru. Il risultato è sotto gli orecchi di tutti: il punto più alto del disco, è una versione live, ascoltata dal pubblico in religioso silenzio, di un pezzo relativamente vecchio.

Chi si avvicina per la prima volta a Ben Harper, rimarrà piacevolmente sorpreso e colpito da un artista eclettico e piacevole da ascoltare, abbastanza di facile fruizione. Chi lo segue da tempo, si dividerà per sempre tra chi accetta la nuova strada e chi la rifiuta, o la guarda con sufficienza. Chi vi scrive è tra questi ultimi. In giro ce n’è fin troppa di musica senz’anima.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

l'hai accis'
vit

Anonimo ha detto...

Sai una cosa?? Non mi era dispiaciuto sto disco e tutt'ora non lo disprezzo...ma dopo aver letto la tua rece devo ammettere di essere daccordo con te su tutto!!!!

Iaco (jack)

garaz ha detto...

ale
ascoltato ieri sera
e
la si pensa uguale

calimero ha detto...

ora faro' in modo di sentirlo
e ti diro' anche io
sai ho piu volte dichiarato che e' finito un'amore e dentro fa' male sta cosa
ma lo sentiro' anche se un'amore finito nn riprende piu'

lafolle ha detto...

non ce l'ho ancora il disco, ma lo voglio ascoltare. ma stranamente non ho fretta di ascoltarlo.
comunque quando sarà...

Filo ha detto...

Non ho ancora scoltato il disco, ma la tua rece mi piace.
Per la schiettezza e la lucidità, intendo.
Mi piace molto di più quando scrivi così, Ale.

jumbolo ha detto...

ti piace molto di più di quando?

Filo ha detto...

di quando fai le recensioni da recensore.
Quando scrivi così sei più diretto e anche se ti legge uno sconosciuto capisce che è un parere appassionato, quasi di un amico.
Mi sono spiegato?

jumbolo ha detto...

si ora ho capito. grazie, a me piace quando le persone danno giudizi anche sul mio modo di scrivere.
in effetti, questa è scritta assolutamente non da "professional".
è interessante sapere queste cose, perchè quando scrivi su una rivista ti danno delle dritte su come impostare la tua scrittura, e la regola base è non mettere dentro niente di te. però a me pare che le persone in generale preferiscano il contrario.
forse sarebbe interessante trovare una via di mezzo, chissà.
grazie comunque filo

Anonimo ha detto...

preferisco gli scritti con un'anima, tanto per rimanere in tema.
vit

lafolle ha detto...

freen grande!

Anonimo ha detto...

Ma che palle che siete!
Ben fa i cd come vuole!
E chi cacchio se ne frega ti quello che hai scritto nel blog!

jumbolo ha detto...

e io ne penso quello che voglio