No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060326

keep it gay


The Producers – Una gaia commedia neonazista – di Susan Stroman

Max Bialystock è un produttore teatrale che miete un insuccesso dopo l’altro, e sta progressivamente cadendo in disgrazia. Riceve la visita di Leo Bloom, un giovane ragioniere incaricato di revisionare i libri contabili, una persona paranoica e complessata, nonché suo ammiratore, che involontariamente gli fa capire che potrebbe fare molti più soldi con un fiasco che con un successo, sempre che riesca a trovare ancora dei finanziamenti. Per Max è una folgorazione: i finanziamenti non sono un problema (come ha sempre fatto, circuisce facoltose vecchiette alle quali fa la corte per ricevere sostanziosi assegni), ha solo bisogno di un socio, prontamente individuato in Leo, che dopo alcune titubanze accetta, anche perché così realizzerebbe il sogno della sua vita. A questo punto, per essere sicuri di un fiasco, vengono cercati e trovati il peggior copione possibile, individuato in “La primavera di Hitler” di Franz Leibkind, ex criminale nazista riparato negli USA e nostalgico del Fuhrer, e il peggior regista sulla piazza, senz’altro Roger De Bris, un regista gay contornato da uno staff identico ai Village People. Nel frattempo, sparsasi la voce, si presenta in netto anticipo per i casting la bellissima Ulla, biondissima nordeuropea ninfomane e tuttofare, che viene immediatamente assunta e, nell’attesa della messa in scena, impiegata come donna di servizio e centralinista dai due produttori. Partiti i casting, si capisce che nessuno meglio dell’autore della sceneggiatura, Leibkind, è adatto ad interpretare il Fuhrer; Franz viene così ingaggiato anche come protagonista, e affiancato da Ulla. La sera della prima però, Franz si rompe una gamba: a quel punto, l’unico che conosce a menadito la parte è lo stesso regista: Roger indossa quindi, per la prima, i panni del dittatore nazista.
Lo spettacolo però, inaspettatamente per Max e Leo, riceve non solo un enorme successo di pubblico, ma perfino unanimi ed osannanti recensioni. Che fare?
Dopo aver detto che il film è praticamente il remake di “Per favore non toccate le vecchiette” del 1968, portato in teatro nel 2001, sempre con grande successo, e che Susan Stroman non è altro che la coreografa della versione teatrale, ed aggiungere che il soggetto e la sceneggiatura sono di quel geniaccio di Mel Brooks (nella sceneggiatura coadiuvato da Thomas Meehan), non mi resterebbe altro che invitarvi caldamente a correre al cinema per vedere e godere di questa fantastica commedia-musical davvero esilarante e, al tempo stesso, super intelligente. 135 minuti di puro divertimento con cervello, bellissime scenografie, grandissime interpretazioni da parte dell’intero cast (lasciatemi solo recitare un mea culpa riguardo Uma Thurman, che avevo visto un po’ appannata in “Kill Bill”, mentre qui l’ho trovata in una forma strepitosa, ed urlare per la prestazione da applausi a scena aperta dell’inossidabile Nathan Lane), e, per una volta, un gran bel lavoro di doppiaggio unito ai sottotitoli: fortunatamente, è stato scelto di doppiare i dialoghi e lasciare in originale i numeri cantati semplicemente sottotitolandoli. Ben fatto!
La sceneggiatura, pimpante, incalzante, adrenalinica, pare mirare ad un assunto scherzoso, ma affronta in pratica l’ineluttabilità del fato e soprattutto della riuscita e dell’accoglienza di una qualsiasi forma d’arte (in questo caso, il musical); inoltre, come sostiene giustamente Kezich sul Corriere, qui troviamo l’unica maniera nella quale affrontare i nazisti: deriderli. Gustosissima anche la satira politicamente scorretta sui gay e sul fatto che fanno tendenza (qualsiasi cosa tu faccia in teatro, basta “farla gay”).
Un film fantastico e, visto che è un remake di un’opera che ha quasi 40 anni, intramontabile. Da non perdere.

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