No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060303

proteggimi Vinicio!!


Vinicio Capossela – Ovunque proteggi

Probabilmente, il luogo comune “è un disco difficile” sarà quello più usato per definire il nuovo disco di Vinicio tra chi ne parla; io stesso l’ho già usato abbastanza, tanto che mi sto un po’ antipatico e avrei deciso di non salutarmi per qualche giorno. Ricordo distintamente uno scambio di idee tra appassionatissimi, riguardo alla sua apparizione in un programma televisivo, dove tutti concordavano sul fatto che il buon Vinicio era palesemente ubriaco, in una condizione che faceva quasi pensare al peggio. C’è stato uno sbaglio, evidentemente, alla luce splendente, aggiungerei, dell’intelligenza, della bellezza e della lungimiranza di questo “Ovunque proteggi” che pare uscito per allietarci questo 2006 fin dall'inizio.
Lo so, mi sto esaltando, anzi, sto per esaltare questo disco di questo artista straordinario; un incredibile viaggio dentro la musica, tutta la musica, di qualsiasi tipo. Un viaggio da ubriachi, come piace a noi, anche un po’ fumati, ma felici e un po’ malinconici, contenti di esserlo. E storti. Come lo swing di Dove siamo restati a terra Nutless, l’ossessivo e trascinante cha cha cha di, appunto, Medusa cha cha cha, dove Vinicio canta al femminile, la pomposa e imponente marcetta di L’uomo vivo (inno alla gioia). Affascinante il viaggio musicale che si può compiere attraverso l’arabeggiante opener Non trattare, la balcanica Moskavalza dove, udite udite, si fa uso di basi elettroniche, l’orchestrale Al Colosseo, rosario della carne, impressionante, quasi horror, il piccolo capolavoro di Brucia troia, dove si incontrano canti buddisti, suoni etnici e reminescenze orientali, la lirica e romanzata SS dei naufragati, con cori ecclesiastici.
Non mancano i classici brani alla Vinicio, come Dalla parte di Spessotto, con intermezzo bandistico, la struggente Pena dell’alma, dove si fa il verso ed echeggia la sua canzone più bella, quell’Ultimo amore mai dimenticata dagli appassionati, la dolcissima Lanterne rosse, e la conclusiva title-track Ovunque proteggi, dove cita doverosamente il maestro ispiratore Waits, alla sua maniera. Forse, l’unica traccia leggermente inferiore è la centrale Nel blu, dove si diverte a citare i pezzi da musical.
Una conferma rocciosa.

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