Ed eccoci alle prese con l'ennesima cantautrice indie-folk, che come sapete, in vecchiaia mi piacciono molto. Tralasciando il lato psicologico, del perchè sono attirato morbosamente dalla ricerca di nuove delicate voci femminili, lei si chiama Kate Nash, ha 20 anni appena ed è inglese (si sente), e scrive delle canzoncine deliziose, a volte. E' un folk mischiato ad un po' di elettronica, solo ogni tanto venato di r'n'b (Pumpkin Soup). I testi sono spesso sboccati, non proprio sempre adolescenziali (il testo del singolone Foundations fa trasparire un discreto pathos per il progressivo sbriciolamento di un rapporto di coppia, my fingertips are holding onto/the cracks in our foundation/and I know that I should let go, but I can't/and every time we fight I know it's not right/every time that you're upset and I smile/I know I should forget, but I can't). La voce è splendida, ben modulata, mai noiosa. La pronuncia spiccatamente inglese aggiunge, non ci crederete, un tocco di fascino: provate a lasciarvi conquistare da come Kate dice e canta quell'I can't del ritornello di Foundations. Non tutte le canzoni sono all'altezza, ma vista l'età e la tecnica, il futuro potrebbe riservarle belle sorprese.
Il primo singolo, citato sopra più volte, Foundations (che ovviamente si lega strettamente col titolo dell'album), corredato da un bel video, ha un incedere affascinante e un ritornello (testo citato sopra fra parentesi) irresistibile. Non perdetevi soprattutto la ghost track Little Red poco dopo la fine del (finto) ultimo pezzo Merry Happy.
Provatelo.
Kate Nash - Made of Brick
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