1 dicembre, sabato
Sveglia, sempre troppo presto, sguardo cinematografico dalla finestra della nostra camera che ormai lasciamo sgombra da tende e tapparelle: un cielo grigio chiaro e un paio di palazzoni grigi. Finestre e luci accese, vite dentro. Non nevica, e quella del giorno prima si è sciolta. Scendiamo per colazione, mi avvicino al banco per prendere del caffè, do il buongiorno in polacco (ci stiamo impegnando a fondo per imparare qualche parola) e la camerierina mi si rivolge in polacco con una frase lunghissima. Le spiego che "buongiorno" è una delle poche parole che so. Vuol sapere qual è il numero della nostra camera, e non per venirmi a trovare più tardi. Incrociamo facce conosciute, tutte ci sorridono. Più o meno sono tutti simpatici, ma Igor è ormai il nostro idolo incontrastato. Immaginatevi un incrocio tra Gigi Buffon e Jim Caviezel (La sottile linea rossa, La passione di Cristo), con i capelli leggermente lunghi e con uno charme degno di un cittadino di una piccola Parigi, qual è Lubiana. La fidanzata è all'altezza.
Ci passano a prendere per un city tour che faccio volentieri. Impressionanti la storia del ghetto, la visita all'unica parte di muro (del ghetto) che è rimasta in piedi, il palazzo della Cultura di memoria comunista. I tram in mezzo alle vie principali, la struttura della stazione ferroviaria, ultra-moderna. La biblioteca dell'università, il giardino mi ricorda qualcosa di Kim Ki Duk, sto pensando in termini di location. Verso le 13,00 ci portano a mangiare, posto piuttosto elegante ma mi rendo conto che le porzioni sono tutt'altro che generose. Al dolce, capisco che Marcel si lamenta con le cameriere. Faccio ridere tutto il tavolo perchè tutte le volte che passa la cameriera con i capelli rossi emetto dei gemiti e poi simulo il gesto della frusta. Anche le sorelle austriache sono più che simpatiche.
Dopo mangiato, liberi. Facciamo un po' di strada insieme, si chiacchiera, poi qualcuno prosegue in gruppo, altri no. Massi e io rientriamo in hotel in tram, poi lui se ne va per cercare di fare shopping, io mi addormento una mezz'ora e meno male che rimetto la sveglia del telefonino. Passa il bus che ci condurrà al Gala con le premiazioni, Massi mi ha detto di dire che lui sarà già lì. Sono quasi tutti piuttosto eleganti, io e Massi ovviamente no. A tratti sembriamo degli straccioni, ma è l'essenza dell'artista. Il Gala è in un cinema-teatro grande ed accogliente, ci danno i pass e nell'atrio c'è un sassofonista che si esibisce per un po'. Donne in abito da sera, uomini con la cravatta, gente fuori che non può entrare. Non sembra vero.
Ci accomodiamo nelle poltrone comode, verdi, sul palco un quartetto d'archi suona musica sinfonica. C'è una presentatrice professionale che introduce il tutto. Polacco e inglese. Le statuette sul palco, sono nove, in bella mostra. Partono le nominations. Miglior regia. Va a Mila, un corto polacco, il regista è un ragazzo che Massi ha conosciuto la mattina in hotel. Vediamo il film. Mieloso e inconcludente. Massi mi dice che il film ungherese Tripe and onions che ha visto in estate era molto migliore; in corsa c'erano anche il film di Benoit e quello di Jan. Il tipo ringrazia la mamma, in polacco. Colgo il senso. Discordiamo. Miglior sceneggiatura. Va a The most solid handcuffs, repubblica ceca. Lo vediamo, e ci divertiamo molto. Una storia di corna tra soldati, una specie di musical, in bianco e nero, spassoso in soli 8 minuti. Concordiamo. Miglior fotografia. Insogno è in corsa. Vince A monk's awakenings, del francese Marc che però si firma Lon Ma Ho. Lo vediamo, è in digitale, la fotografia non è all'altezza, la storia è minimale e non ci convince, forzatamente orientale, però l'attrice orientale è figa. Marc ringrazia in francese e dice che i film in gara erano belli, e che gli è piaciuto soprattutto il film italiano. Colgo e traduco a beneficio di Massi, apprezziamo il gesto. Siamo (sono in empatia) i vincitori morali. Miglior montaggio, in corsa c'è Day by day di Igor, vince Agnieszka 2039, un delirio futuristico un po' videoclipparo, ovviamente non siamo d'accordo. Ma ritira il premio l'attrice polacca fighissima, giovane, bionda, molto meglio live che nel film, e la applaudiamo convinti. Miglior attore, vince Matteo Razouki, non si capisce chi è perchè i clip delle nominations sono fatti male, per il film The Mozart of pickpockets (capiremo dopo che è il bambino), francese, vediamo il film che non è malaccio ma ci annoia da morire per ben 30 minuti. In corsa c'erano l'attore del film di Luc e quello del film di Joseba. Miglior attrice, vince Ophelia Kalb per Valeriane, francese, lo vediamo e ci ridiamo abbastanza, anche se si perde nel finale. In corsa anche Stephanie, la tedesca, e l'attrice del film di Joseba. Miglior film, vince The Mozart of pickpockets che già non c'è piaciuto, ma almeno non ha vinto Mila, e soprattutto non lo rivediamo, dato che già è stato visto. In corsa c'era Lost in thought della ragazza vegetariana austriaca. Miglior documentario, vince The bridge di un energumeno austriaco, su una strage in Bosnia durante la guerra, che non è propriamente un documentario, ma almeno è interessante. Quando sentiamo Austria applaudiamo convinti perchè abbiamo erroneamente capito che la tipa austriaca era in corsa per il miglior documentario, poi quando appare l'energumeno capiamo che ci siamo sbagliati. Miglior animazione, vince Leviathan francese che non ci piace, Massi mi dice che Dog days, francese anche quello, era spassosissimo. Sopportiamo anche questo martirio vedendo il film vincitore (15 minuti, come dirà dopo Igor, "di copia/incolla di immagini prese da internet", 15 minuti che sembrano un eternità), ed è finita. Da notare che dei francesi premiati, a parte Marc, non c'era nessuno, ed ha ritirato tutti i premi la giurata francese che ad un certo punto non sapeva più cosa dire.
Cocktail finale, chiacchiere tra partecipanti, sempre nella hall del cinema, si discute con Igor del finale del suo film. Dopo la spiegazione Massi conclude che gli piace ancora di più. Asserisco senza capire, perchè ero a pisciare, ma non importa. Tutti sul bus per la cena finale, la giurata svedese ci dice che Insogno ha perso per pochissimi voti, magra soddisfazione, ma "siamo i vincitori morali". Tavolate lunghissime, ma tutti quelli interessanti sono vicini a noi. Apoteosi di stronzate finale, io e Massi ancora una volta mattatori, mentre Aki pressa ferocemente e con l'occhio da salame Paulina. Lo facciamo notare a tutti e tutti ridono, Igor compreso, con nostra grande soddisfazione. Al nostro tavolo, non si sa come, c'è anche una coppia austriaca completamente fuori luogo (non sono simpatici, non sono in empatia), e infatti dopo un po' spariscono. Confusione finale, scambio di indirizzi e-mail, e siamo fuori dal ristorante. Il gruppo va in cerca di un club, io mi ritiro di buon ordine, sono troppo stanco. Mi riporta in hotel un taxista taciturno, e va bene così. Sono davvero troppo stanco per gustarmi il sapore di questa esperienza, che metabolizzerò più avanti. Massi rimane, anche se domattina la sveglia sarà ancora più presto del solito, il volo è alle 7,45. Dormo il sonno dei giusti, seppur per poche ore. Sento Massi rientrare, do uno sguardo al grigio del cielo notturno e al grigio dei palazzoni. C'è qualche luce accesa. Mi riaddormento nauseato dal puzzo di fumo che emanano i vestiti del mio compagno di stanza.
2 dicembre, domenica
Sveglia alle 5,30, Massi chiama un taxi mentre espleto il mio turno nel bagno. Alle 6,10 siamo in viaggio per l'aeroporto. Check-in, controlli, colazione. Tentativo di spendere gli ultimi zloti al duty-free, ma c'è ben poco. Si parte in orario, l'aereo è lo stesso dell'andata, ma stavolta sono in maniche corte, non mi fregano. E invece si, stavolta non fa caldo. Non ce la facciamo ad organizzare pensieri sensati, dormicchiamo. In quota, si rivede il sole. Ecco le Alpi, ecco Malpensa. Fila chilometrica al controllo passaporti, ovviamente solo nella fila dei cittadini UE, tutti gli altri hanno vita facile. Sul nostro cammino un solo poliziotto, e anche svogliato. Benvenuti, anzi, bentornati. Malpensa Shuttle, il bus, fino alla Stazione Centrale 6 euro. Non capisco dove sta l'inghippo, ripensando agli 11 euro del treno. Appena arriviamo in città, sui display ci avvertono che oggi c'è la maratona di Milano, possibili disagi. L'autista smadonna duro, lo si sente dal fondo. Perdiamo il treno che ci eravamo prefissati, prenderemo quello dopo. Sogni ad occhi aperti di sceneggiature, se ne parla. Rivediamo le facce dei nostri compagni di avventura. Sul treno una bella ragazza che dal colore della pelle pare di origini medio-orientali. Arriviamo a Genova e si pranza dalla mamma di Massi, arriva anche Marina, le raccontiamo qualcosa disordinatamente. Poi ci salutiamo, ha un impegno. E' sempre un piacere.
La vista dal terrazzo è spettacolare, me la ricordavo, c'ero già stato una volta. Mi piace Genova, forse perchè l'ho conosciuta con Massi a farmi da guida. Ha un fascino decadente, e poi c'è il mare, il sole.
Il Livorno sta pareggiando a Cagliari, dai che ce la facciamo. Saluto la mamma, poi Massi con Aki (il cane) mi riaccompagna alla stazione di Principe. Ci salutiamo col pensiero alla sceneggiatura che devo scrivere. Chissà se ne sarò capace. Salgo sul treno, il posto che ho prenotato è occupato da una tipa e nello scompartimento c'è uno che la sta pressando, mi metto a sedere lo stesso, in un altro posto. Mi immergo nella lettura di Internazionale. Arrivo a Livorno con un ritardo che sfiora la mezz'ora, c'è mio padre alla stazione, provo a raccontargli qualcosa ma ho un mese di cose da raccontargli. Mi guarda e mi sorride.
Somiglia a Pietro Germi. L'ho sempre pensato.
Nella foto, un altro frame da Insogno
Qui il link per vedere Insogno su YouTube
PS grazie Massi, grazie Marina
2 commenti:
Ho appena visto Insogno...molto toccante...appena avrò modo farò i complimenti a massi
Sì, molto bello, complimenti davvero. Ed è un tema che credo attraversi ognuno di noi, quello della persona sognata da sempre, che vorremmo vedere materializzarsi (e che, qualche volta, appare realmente nelle nostre vite...)
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