Prendete il nuovo disco dei Sigur Rós. Mettetelo in cuffia. Sdraiatevi. Sulla spiaggia, quando non c'è troppo vento, troppa gente intorno, troppe onde. Oppure in un prato, durante una bella giornata. Cominciate dalla traccia 7 ad ascoltarlo: Ara Bátur. Proseguite fino alla traccia 11, All Alright, la prima cantata in inglese.
Bene, io l'ho fatto. E' stata un'esperienza mistica: credo di essermi avvicinato molto all'infinito.
Se è vero, come dice l'amico Vit, che "sono troppo allegri: non mi deprimono!"; se è vero, come dice Rockerilla, nella recensione di Roberto Mandolini (voto 9 su 10), che "in Islanda è esplosa la primavera"; se è vero che, come dice Flavio Brighenti su XL (voto ottimo), i Sigur hanno fatto tutto quello che potevano per "andare oltre"; se è vero che, come dice Sara Poma su Rumore (voto 8 su 10), che nel "momento storico in cui i Sigur Rós sono il suono verso cui tendere", sottolineando giustamente (me ne sono accorto anch'io) che anche e perfino i Coldplay suonano, in alcuni brani di Viva La Vida, come i Sigur, e quindi loro, per contro, riscoprono la forma canzone: se è vero tutto questo, ed in parte lo è, i Sigur Rós, pur inanellando in apertura di questo nuovo lavoro quattro pezzi come Gobbledigook, Innì Mér Syngur Vitleysingur, Góðan Daginn, Við Spilum Endalaust, e un paio di crescendo quali le seguenti Festival e Með Suð í Eyrum, che però non mi paiono uscire molto dallo stile "classico" dei SR, bilanciano questa specie di innovazione verso pezzi molto più ritmati e tendenti, appunto, alla forma canzone, con il finale del disco, Ara Bátur, Illgresi, Fljótavik, Straumnes e All Alright, che ci riporta, ancora una volta, magicamente, ad una specie di catarsi musicale difficile da riscontrare con altre band.
Attenzione: i pezzi della prima parte del disco non sono affatto male, anzi. Sono la dimostrazione perfetta che si può fare musica da airplay radiofonico senza cadere nel tranello della massificazione, dei suoni e delle idee.
I Sigur Rós rimangono una delle poche certezze della musica moderna, pur suonando medievali. Ossimoro. Stacco. Dissolvenza.
Sigur Rós - Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust
4 commenti:
ci proverò.
ma abbinando l'acquisto a qualcosa della Epitaph, tipo canotto di salvataggio
: )
Mau
condivido tutto. e sabato me li vado a vedere. ancora.
vit
ale, mi piace la passione che ci metti! andrò ad ascoltarli sicuramente...
ma quando ti decidi a fare un commentino su di noi?
così per sapere che ne pensi...grazie
Feo, mi perito sempre un po' quando c'è da dare commenti sulla band che vede la partecipazione del mio co-blogger. Nonostante ciò, anche se non riesco a trovarla, ne scrissi. Adesso è un po' che non ne parlo, è vero. Quando Livio viene a trovarmi ne parliamo, spesso. Purtroppo la lontananza fa si che non riesca a vedervi spesso live, il che mi dispiace un po'. Tra l'altro, non ti ho mai visto suonare e non ci siamo neppure mai conosciuti di persona, e questa è un'altra cosa che mi dispiace.
Insomma, lo farò. I pezzi degli Estere mi piacciono, li trovo di un'asimmetria non comune. Mi resta da giudicare se col tuo apporto abbiano guadagnato in precisione :)). Alla prima occasione ne scrivo.
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