Ieri mi ha appassionato questo lungo articolo su Liberazione. Il personaggio in questione è quantomeno curioso.
Lucio Urtubia
Falsario, anarchico. Ma soprattutto... muratore
Di anarchici che hanno derubato banche e fatto contrabbando per sovvenzionare la “causa”, nella storia del Novecento ce ne sono diversi. Quelli che hanno discusso con Che Guevara le strategie migliori di attacco al cuore del capitalismo o che hanno salvato la pelle a Elridge Cleaver (leader delle Black Panters) sono un po’ meno. Di quelli infine che, oltre a ciò, sono stati falsari tanto abili da mettere in ginocchio la banca piu potente del pianeta, ce n’è solo uno.
Roberta Ronconi
La sua prima rapina, a quattordici anni, Lucio Urtubia non la fa in nome dell’anarchia, ma della disperazione. Primo di sei figli di una poverissima famiglia di Cascante (regione di Navarra,
Paesi Baschi, dove nasce nel febbraio del 1931 ) è il solo in grado di aiutare la madre a sfamare tutta la famiglia, e spesso non ci riesce. Il padre si è ammalato di cancro. E’ nel letto che rantola perché in casa non ci sono nemmeno i soldi per comprargli l’aspirina. Un giorno più duro degli
altri, l’uomo mette in mano a Lucio una pistola e gli chiede di sparare, non sopporta più il dolore. Lucio prende la pistola e resta davanti al letto del padre per qualche minuto. Poi esce di casa correndo. Corre per tutta la campagna che lo separa dal primo centro abitato. Entra nell’ufficio postale e spiana l’arma davanti alla cassiera. E’ la prima volta che la sua determinazione si manifesta. La prima di una serie infinita: di fronte alla necessità estrema Lucio ha un istinto più forte di ogni ragione, non pone limiti alle sue azioni, non ha paura di niente. A parte la consapevolezza di non voler uccidere («se avessi sparato a quella donna, la mia vita avrebbe perso in quell’istante stesso ogni senso e ogni speranza»), Lucio non sa cosa significhi la parola “impossibile” di fronte a un obbiettivo per lui di primaria importanza. All’inizio è solo sopravvivenza. Quando diciassettenne impara a fare il contrabbando tra Spagna e Francia passando d’inverno e d’estate i Pirenei, è solo per voglia di riscatto, per furbizia, per destrezza, oltre che per fame. Poi, a 19 anni arriva la chiamata dell’esercito. Anche lì Lucio, nonostante sia
praticamente analfabeta, sa come muoversi. Si fa assegnare al lavoro nelle dispense, che deruba regolarmente infilando la merce nei cesti dell’immondizia. «Nonostante fosse appena conclusa la guerra civile e il franchismo ci avesse ridotto in miseria - ricorda la sorella Pili - in casa eravamo pieni di scatolette, conserve, scarponi e coperte. Una manna continua». Lucio non è solo bravo a fregare, è anche fortunato. I suoi capi infatti scoprono l’inghippo proprio mentre lui è in licenza. La diserzione a quel punto diventa una scelta obbligata. «Di aver rubato all’esercito sono fiero. Erano tutti dei franchisti, avevano ucciso centinaia di repubblicani. Sinceramente non ho rimorsi», dichiara il basco senza titubanze. In fuga dall’esercito, Lucio decide di passare il confine con la Francia, e questa volta per rimanerci. A Parigi una sorella lo aiuta a farsi qualche documento e a trovare un primo lavoro: muratore e piastrellista. Professioni che Lucio da ora in poi non abbandonerà più e che gli insegneranno tutto ciò di cui avrà bisogno in seguito. «Di sera in trattoria - racconta - con gli amici del cantiere si parlava di politica. Io dicevo di essere comunista, così, perché lo era stato mio padre. Ma loro si mettevano a ridere e mi dicevano che in realtà io ero il ritratto dell’anarchico. Fu lì, in quelle serate, che sentii parlare per la prima volta di quello che sarà il mio credo per sempre».
Anarchia: forma di società nella quale si tende ad annullare qualsiasi forma di autorità imposta. Condotta politica che mira alla distruzione dell’autorità e al sovvertimento dell’ordine sociale.
«Per me sono parole sacre. Mi sembra assolutamente giusto distruggere certe cose sbagliate per ricostruirne altre migliori». I pensieri di Lucio sono così, semplici, diretti. Le sue azioni sono conseguenti.
Parigi
A Parigi, Urtubia inizia a frequentare la Cnt, (Confederacion Nacional del Trabajo), sindacato spagnolo di cui fanno parte operai e intellettuali. E’ lì che Lucio si fa le ossa “teoriche”, ed è lì che conosce colui che cambierà ancora una volta la sua vita: Quico Sabaté. L’uomo più ricercato dal franchismo, combattente catalano che in tutta Europa è ormai una leggenda, nel 1958 si rifugia a Parigi. Per nasconderlo tutti pensano di affidarlo a Lucio che, con la sua arte da muratore, sa costruire botole e segrete assolutamente introvabili. Quico e Lucio vivranno insieme diverso tempo, diventando come due fratelli. Di giorno Lucio è muratore, di sera: rivoluzionario. Assieme ad alcuni compagni, apre una tipografia, all’inizio per stampare volantini, manifesti e libri di propaganda, in seguito per realizzare documenti falsi. L’abilità delle sue mani da muratore è strabiliante: con una precisione da ingegnere e l’arte di un ceramista riesce a duplicare documenti indistinguibili dai veri. I primi sono carte di identità spagnole, le più facili. Ogni documento, un rifugiato politico salvo. Intanto l’hermano Sabaté - individuato dalle autorità francesi - si vede costretto a scegliere tra l’estradizione in Spagna (garrota certa) o la prigione francese. Sceglie questa seconda, affidando a Lucio le sue armi che sarebbero dovute servire a liberarlo in caso di estradizione forzata. Mentre Quico è “al sicuro” in galera, Lucio quelle armi
le usa per una serie di rapine. «Noi anarchici non abbiamo né banche, né industrie, né politici in Parlamento. Rubare è il nostro unico mezzo di finanziamento. E poi rubare alle banche non è rubare. Sono loro che rubano a noi». Uscito di galera, Sabaté decide di tornare in Catalogna per aiutare i combattenti spagnoli rimasti in patria. Lucio tenta di fermarlo in tutti i modi, ma non ci riesce. Dopo poche settimane il corpo di Quico e dei suoi compagni di fuga saranno trovati trucidati in un passaggio lungo i Pirenei. Per Lucio muore un fratello, l’uomo che gli ha insegnato a pensare prima di agire. Per dimenticare, si getta nel lavoro di muratore, dove ormai è diventato espertissimo e assai richiesto. Frequenta la Cnt, ma con un certo distacco: «Non sono mai stato tesserato, le organizzazioni non mi piacciono, c’è sempre qualcuno che vuole controllarti». Intanto la tipografia va avanti, spagnoli, belgi, italiani, francesi, argentini.
Per ogni movimento rivoluzionario, una matrice: «ma ne facevamo anche per ladri e delinquenti. Che in cambio ci davano soldi. Sempre utili».
A Parigi, Urtubia inizia a frequentare la Cnt, (Confederacion Nacional del Trabajo), sindacato spagnolo di cui fanno parte operai e intellettuali. E’ lì che Lucio si fa le ossa “teoriche”, ed è lì che conosce colui che cambierà ancora una volta la sua vita: Quico Sabaté. L’uomo più ricercato dal franchismo, combattente catalano che in tutta Europa è ormai una leggenda, nel 1958 si rifugia a Parigi. Per nasconderlo tutti pensano di affidarlo a Lucio che, con la sua arte da muratore, sa costruire botole e segrete assolutamente introvabili. Quico e Lucio vivranno insieme diverso tempo, diventando come due fratelli. Di giorno Lucio è muratore, di sera: rivoluzionario. Assieme ad alcuni compagni, apre una tipografia, all’inizio per stampare volantini, manifesti e libri di propaganda, in seguito per realizzare documenti falsi. L’abilità delle sue mani da muratore è strabiliante: con una precisione da ingegnere e l’arte di un ceramista riesce a duplicare documenti indistinguibili dai veri. I primi sono carte di identità spagnole, le più facili. Ogni documento, un rifugiato politico salvo. Intanto l’hermano Sabaté - individuato dalle autorità francesi - si vede costretto a scegliere tra l’estradizione in Spagna (garrota certa) o la prigione francese. Sceglie questa seconda, affidando a Lucio le sue armi che sarebbero dovute servire a liberarlo in caso di estradizione forzata. Mentre Quico è “al sicuro” in galera, Lucio quelle armi
le usa per una serie di rapine. «Noi anarchici non abbiamo né banche, né industrie, né politici in Parlamento. Rubare è il nostro unico mezzo di finanziamento. E poi rubare alle banche non è rubare. Sono loro che rubano a noi». Uscito di galera, Sabaté decide di tornare in Catalogna per aiutare i combattenti spagnoli rimasti in patria. Lucio tenta di fermarlo in tutti i modi, ma non ci riesce. Dopo poche settimane il corpo di Quico e dei suoi compagni di fuga saranno trovati trucidati in un passaggio lungo i Pirenei. Per Lucio muore un fratello, l’uomo che gli ha insegnato a pensare prima di agire. Per dimenticare, si getta nel lavoro di muratore, dove ormai è diventato espertissimo e assai richiesto. Frequenta la Cnt, ma con un certo distacco: «Non sono mai stato tesserato, le organizzazioni non mi piacciono, c’è sempre qualcuno che vuole controllarti». Intanto la tipografia va avanti, spagnoli, belgi, italiani, francesi, argentini.
Per ogni movimento rivoluzionario, una matrice: «ma ne facevamo anche per ladri e delinquenti. Che in cambio ci davano soldi. Sempre utili».
continua
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