Gli islandesi dalla lingua inventata (quella nella quale cantano i primi loro lavori) sono tornati, e stanno seriamente rischiando di passare dalla condizione di band di nicchia e di culto, a band icona del nuovo rock intellettuale, ma anche di massa. Questo quarto lavoro sulla lunga distanza potrebbe davvero spalancare loro le porte del grande successo. Non mi dispiace per niente prendere atto che "Takk" (in islandese, ma in quasi tutte le lingue del nord Europa, significa grazie) ha tutte le carte in regola. La formula eterea della musica che contraddistingue da sempre i Sigur Rós è rispettata, ma in un certo qual modo, davvero difficile da raccontare con le parole, il lavoro appare come più fruibile al grande pubblico, meno ermetico dei precedenti. Non siamo certo dalle parti dell'airplay radiofonico, bensì da quelle di una specie di rock sinfonico che di rock, diciamocelo, ha davvero poco, ma di sinfonico ne ha da vendere. Si innestano in questa formula, suggestioni tipicamente nordiche, immagini di boschi fitti e di ghiacci a perdita d'occhio, di panorami che pacificano la mente, il corpo e l'anima, che nutrono con la sola idea del classico "silenzio assordante". Inutile, decisamente, mettersi a sottolineare questa o quella canzone, a scervellarsi per trovare che potrebbero essere i Mogwai che usano gli xilofoni al posto delle chitarre e rifanno Debussy, o i Led Zeppelin che fumano senza tabacco e si dimenticano il blues, o gli Abba in acido con il batterista dei Melvins dietro ai tamburi; "Takk" va preso come un blocco unico e indivisibile, come una sinfonia in diversi movimenti, come, definizione che usai a suo tempo proprio per loro e la loro musica, suono di un mondo pacificato, libero dai contrasti, dalle invidie, dalle guerre, dai razzismi, dai preconcetti. Il suono di un mondo ipotetico, probabilmente utopico, dove l'uomo avrà imparato a superare le diversità, e avrà imparato solo a godere del dono immenso che gli è stato fatto insieme al pianeta Terra: la vita.
No, non mi sono drogato prima di scrivere. Sto solo ascoltando "Takk". E, vi giuro, sto godendo.
No, non mi sono drogato prima di scrivere. Sto solo ascoltando "Takk". E, vi giuro, sto godendo.
Sigur Rós - Takk
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