De Vermis Mysteriis - High on Fire (2012)
E concludiamo l'anno in bellezza, recensendo un disco vecchio di un anno e passa, ma che mi è sembrato giusto ripescare. Gli High on Fire, band della quale vi ho già parlato in passato, sono un power trio con un chitarrista d'eccezione, Matt Pike (l'uomo che, come recita la sua scheda Wikipedia inglese, "he's quite well known in the metal scene for almost never wearing a shirt during live performances", come notavo ingenuamente alcuni anni fa), leader e pure cantante, il cui cantato ricorda spesso quello di Lemmy; questo è il loro sesto disco, che segue di un paio d'anni il precedente Snakes For the Divine, e devo dire che a mio giudizio denota un progresso da rimarcare.
Le basi dalle quali partono Pike e la sua band sono il doom metal, e, inglobando elementi stoner, sludge, perfino speed e classic metal, forti di una tecnica invidiabile, hanno costruito il loro stile musicale che se da una parte li avvicina alle punte di diamante della nuova ondata del metal che riscuotono un discreto successo anche commerciale, vedi i Mastodon, dall'altra li rende piuttosto particolari. Non sono "lenti" come ci si aspetterebbe da una band di doom metal, sono complessi come se fossero prog, duri e incazzati, e naturalmente sono forti di uno stile chitarristico tecnico, pirotecnico, ma al tempo stesso funzionale alle canzoni. Pike eccelle sia nella solidità dei riff, sia negli assoli, e su questo disco lo dimostra ancora una volta: ascoltare, su tutte, la a dir poco maestosa King of Days.
Affidandosi a Kurt Ballou (si produttore, ma anche e soprattutto chitarrista dei Converge) come produttore stavolta, il suono degli HoF stavolta è veramente killer, ed il disco è una meraviglia sonora pesante da ascoltare.
Il disco è una sorta di concept, che, come spesso accade quando c'è Pike di mezzo, si ispira a concetti per così dire para-cristiani ma virati in chiave fanta-horror: il titolo è difatti ripreso da un racconto, una sorta di falso grimorio, scritto da Robert Bloch, l'autore di Psycho, ed inserito da H.P. Lovecraft, che era divenuto una sorta di mentore per Bloch, nell'universo dei Miti di Cthulhu. Nella storia che fa da filo conduttore ai testi di questo disco, si immagina che dall'Immacolata Concezione, Maria concepisca due gemelli, e che uno muoia al momento del parto, immolandosi per "lasciar vivere" il fratello Gesù; non contento dell'immaginario gemello, decisamente blasfemo, Pike immagina anche che questo gemello, Balteazeen, diventi un viaggiatore nel tempo, e per mezzo di un siero, per il quale invece si è ispirato ai racconti del ciclo di Conan Robert E. Howard, non possa morire (in realtà è già morto), visto che il siero gli permette di "indossare" corpi di altri, e continui a risvegliarsi in corpi diversi.
Disco intrigante, quindi, non solo dal punto di vista musicale, seppur leggermente datato (3 aprile 2012), niente di meglio per chiudere l'anno che ci sta lasciando.
1 commento:
Niente male anche se aleggia pesante (e come potrebbe essere altrimenti) il fantasma degli Slayer di Hell Awaits...
Mog-ur
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