Qualche giorno fa, l'amico Massi, che condivide con me la passione per il Sud America e sa della mia passione per l'Uruguay, dopo avermi segnalato il seguente video
(chi, come molti, non lo capisce, legga qui) mi ha segnalato che Il Post segnalava la scelta, per molti versi anticonvenzionale, dell'Economist: se il Time elegge ogni anno il personaggio dell'anno, e come ormai saprete è spesso una notizia che fa parlare gli altri media per giorni, il settimanale economico inglese quest'anno ha deciso di eleggere il Paese dell'anno. In effetti, non è una cosa nuovissima: The Economist aveva già stilato, tramite un'altra testata del gruppo, The Economist Intelligence Unit, nel 1988 e nel 2013, la lista dei Paesi in cui è meglio nascere.
Il fatto che abbiano scelto l'Uruguay, come Paese dell'anno, soprattutto per la scelta di legalizzare il commercio e la coltivazione di marijuana, non stupisce se si approfondiscono le posizioni prese, nel corso della sua storia, dell'Economist: pragmatico, liberista, anti-marxista, favorevole alla guerra in Iraq ma pure ai matrimoni omosessuali e alla legalizzazione della prostituzione, favorevole alla Repubblica anziché alla Monarchia, sostenitore del movimento per l'estinzione umana volontaria e contrario alla vendita indiscriminata di armi negli USA, favorevole all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea ma contrario alla Costituzione Europea, contrario alla pena di morte e a Silvio Berlusconi, contrario alla politica economica di Chavez e alla settimana lavorativa di 35 ore ma contrario pure ad ogni tipo di discriminazione.
Non c'è che dire: posizioni da tenere in considerazione, tutte motivate. E pure questa volta, senza preconcetti, sposano la teoria candidamente esposta dal Presidente Mujica: ci proviamo, non ci rimane altro da fare per contrastare il narcotraffico. Se si dimostrerà un errore, torneremo indietro.
Infatti (sono cose che sappiamo, abbiamo già parlato di Mujica), concludendo l'articolo dell'elezione del Paese dell'anno, Mujica viene descritto come "Mirabilmente schivo, con una franchezza insolita per un politico, ha fatto riferimento alla nuova legge come a un esperimento. Vive in una casetta umile, va a lavorare con un Maggiolino Wolkswagen e vola in classe economica"; passando ad eleggere e motivare il vincitore, il giornale dice: "Modesto ma coraggioso, liberale e amante del divertimento, l'Uruguay è il nostro Paese dell'anno".
Non voglio arrogarmi poteri paranormali: ho passato in Uruguay pochi giorni, e Montevideo non mi è neppure piaciuta molto. Ma, come precedentemente espresso, la sensazione è stata estremamente positiva, soprattutto nei piccoli centri. Vita tranquilla, gente particolarmente amichevole che ti mette a tuo agio, bei panorami, belle spiagge seppure un po' selvagge per la nostra concezione di spiaggia, la sensazione che la vita possa essere più semplice. Come mi capita sempre, quando torno mi interesso in maniera diversa dei luoghi che ho visitato; e pian piano ho scoperto che questo Paese è avanti anni luce.
Mi piace sempre di più quest'idea di andare a viverci, anche se, come dire, essendo l'intenzione quella di andarci dopo la pensione, mi (e ci) stanno continuamente spostando il traguardo. Nel frattempo, potrei fare l'abbonamento a The Economist. Per ulteriori segnalazioni.
*Inno Nazionale
Nessun commento:
Posta un commento