The Diving Board - Elton John (2013)
Ecco, una cosa che sinceramente non mi sarei aspettato, è che a quasi 48 anni sarei stato qui a scrivere bene di un sessantaseienne post-glam e del suo trentesimo (30, si) disco in studio. Segno solamente del tempo che passa, o del fatto che ormai sono votato, in quei pochi momenti di riflessione, a divenire un anziano pieno di malinconia e di rimpianti, ce lo dirà il tempo e magari ne parleremo un'altra volta. Adesso torniamo al disco.
Definirlo un disco maturo sembrerebbe una presa in giro, ma forse è vero, come dicono quelli che sicuramente sono più preparati di me su Reginald Kenneth Dwight, che ci sono stati anni e dischi in cui ha, come dire, dissipato il suo talento, che, ricordiamocelo, è inscindibile da quello di Bernie Taupin.
Com'è, come non è, questo disco, prodotto da un altro grande, T-Bone Burnett (che con Elton John aveva già incrociato la strada per The Union), è un tripudio di belle canzoni, di influenze diverse (dal southern blues alle atmosfere ariose dei musical di Andrew Lloyd Webber, dal gospel fino alle atmosfere progressive degli interludi; ascoltare Dream #3 è un po' come ascoltare le divagazioni di Keith Emerson - un tastierista con il quale condivide l'amore per lo stile honky tonk - al piano), di classe e di immenso talento per il songwriting. Minimale, piano e voce (Elton) , basso (Raphael Saadiq) e batteria (Jay Bellerose), con tocchi di chitarra (Doyle Bramhall II) tastiere (Keefus Ciancia) e percussioni (Jack Ashford), molto intimo e appassionato, The Diving Board ci regala, oserei dire nuovamente, un monumento della musica, che vogliate considerarla rock oppure no fa niente, in forma sorprendentemente smagliante.
Non vorrei citare le canzoni titolo per titolo, ma devo dire che Oscar Wilde Gets Out è un gioiello senza tempo. Difficilmente, però, troverete un pezzo brutto in questo disco.
PS se, come me, troverete familiari le atmosfere e i paesaggi della seconda parte di questo video, vuol dire che siete stati in Islanda.
3 commenti:
e io segno. ché per Elton John ho sempre avuto una sana curiosità. e trovo alcuni suoi dischi davvero strepitosi (persino A single man che non vede la collaborazione di Bernie Taupin)
Bene. Io devo dire che dopo il
primissimo ascolto mi è un po'
calato ma, tempo permettendo,
potrei riprenderlo.
Ale, te lo dico con affetto: stai invecchiando. Non è una battuta o cosa.
È che proprio dieci anni fa non l'avresti ascoltato o non l'avresti apprezzato.
Ho ascoltato il disco e devo dire che non c'è niente di nuovo rispetto agli altri lavori di Mr Reginald.
Evidentemente sei tu che sei cambiato.
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