La vita di Adele - di Abdellatif Kechiche (2013)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Adele è una studentessa post-adolescente francese di Lille. E' ancora vergine, ma non sente tutto questo bisogno di darla via. Si trova bene con i suoi genitori, le piace studiare, soprattutto letteratura, le piace leggere. Le amiche cominciano a "spingerla" tra le braccia di Thomas, un bel ragazzo di poco più grande di lei, che le muore dietro in maniera discreta. I due cominciano a frequentarsi, lui è gentile e premuroso, fanno l'amore, ma Adele realizza presto che non prova quel trasporto che si sarebbe immaginata. Come spesso (sempre?) accade, Adele mette fine alla storia con una certa premura, e Thomas si incazza. Adele comincia ad essere ossessionata da una visione, una ragazza con i capelli blu, che provoca in lei quello che non provocava Thomas neppure col suo corpo. A scuola, un'amica la bacia in bocca: le piace, non credeva le sarebbe piaciuto tanto. E allora si mette sulle tracce della ragazza con i capelli blu. La trova. Si chiama Emma, è una pittrice e frequenta l'università, è lesbica ed è una persona interessante. Emma ha una storia, ma presto finisce, e le due diventano una coppia. Adele subisce l'ostracismo dei compagni di scuola, ma il tempo passa ed Emma e Adele diventano una coppia felice: Emma prosegue la sua carriera di pittrice con un certo successo, Adele diventa maestra d'asilo ed è felicissima così. Finchè Emma non comincia a cercare di cambiare profondamente Adele.
Kechiche è un regista che ho prima amato moltissimo (La schivata, secondo me bellissimo, il ripescaggio del suo primo Tutta colpa di Voltaire, il durissimo La venere nera), poi anche odiato a morte per l'osannato Cous cous; stavolta il mio giudizio rimane in bilico. Al netto delle polemiche, comprese quelle delle due attrici protagoniste, delle annunciate e strombazzate scene di sesso lesbico, della Palme d'Or a Cannes, La vie d'Adèle (ispirato dal comic book Le bleu est une couleur chaud, Il blu è un colore caldo in italiano, di Julie Maroh) è un film che racconta una storia d'amore tormentata qualunque, e se non fosse stato, forse, per il soggetto (semi)lesbico (eh si, perché Adele, o Adèle, mica è lesbica al 100%, ma qui si aprirebbe un dibattito infinito), magari ci saremmo anche annoiati (non che 180 minuti non siano sufficienti per rompersi un pochino i coglioni, sia chiaro). E, diciamocelo, il plot twist non è niente di sorprendente: come detto nel riassunto della trama, non appena una delle due persone della coppia si mette in testa di cambiare l'altra, se l'altra ha un briciolo di carattere, inizia la fine. E così è, in questo caso. Quello che sorprende, semmai, è il fatto che la persona che rifiuta di essere modellata dall'altra, e che quindi cominciando la fine dimostra carattere, si infila di testa in una spirale di depressione, pianti, rimpianti, amarezze, singhiozzi e pianti. E pensare che, quasi paradossalmente, quest'ultima si rivela proprio la parte più intensa del film tutto. In poche parole: non mi ha convinto.
Bravissime oltremodo le attrici protagonisti, soprattutto Adèle Exarchopoulos (Adèle), bella in maniera semplice e assurda, e intensa in maniera squassante. Le scene di amore lesbico a me sono sembrate veritiere, sensuali e fortissime, ma io mica sono una lesbica, quindi che cazzo ne so.
Penso che Kechiche continuerà a farmi incuriosire finché farà cinema, ma a fasi alterne.
5 commenti:
Mi incuriosisce moltissimo perché è tratto da una graphic novel, ma purtroppo la distribuzione è stata un po' (tanto) inclemente. Spero di recuperarlo appena possibile...
L'ho visto ma non lo rivedrei. Troppo lungo. Noioso. Manca tutto l'erotismo del prima, passa dal bacio casto al sesso orale. Manca di passione. Manca la parte più bella. E' veritiera la "tecnica", ma sembra tutto, appunto, molto meccanico. Per nulla sensuale. Sesso lesbico per uomini e non per lesbiche.
Se vuoi sapere cosa piace alle lesbiche, guarda Elena Undone.
Miki
ecco, che dire Miki, grazie. semplicemente.
:)
finalmente mi son messo "a pari" anch'io con questo film.
Neanche a me ha convinto.
Ho apprezzato molto l'intensità degli sguardi, la passione vissuta e la veridicità di tutto l'insieme.
Però il plot narrativo mi ha lasciato qualche dubbio.
Insomma: la storia in se' poteva essere un po' più breve, perché - sarà che siamo abituati male - ma tre ore son lunghette, per un film in cui non succede chissà che cosa.
Però capisco che è un gran film e tutto sommato ho visto "palme d'oro" meno meritate.
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