No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20131210

Sarasvati

Matangi - M.I.A. (2013)

Matangi, nella religione induista, è una dea, in particolare è considerata la forma tantrica di Sarasvati, la dea della musica e dell'apprendimento. Che cazzo vuol dire? Non ne ho la più pallida idea, tanto troverete centinaia di recensioni di questo stesso disco che vi spiegheranno perché M.I.A. ha scelto questo nome di questa dea per questo disco, e vi racconteranno tutto a proposito (o a sproposito, visto che probabilmente per conoscere qualche induista bisogna cambiare paese) di Matangi la dea. Io mi limito a linkarvi la scheda Wikipedia.
Matangi è anche il quarto (quinto, se consideriamo Vicki Leekx, che conteneva anche il bozzolo di uno dei singoli di questo ultimo) disco di Mathangi (ma pensa) "Maya" Arulpragasam, trentottenne anglo-cingalese brutta ma sexy, agitatrice non si sa quanto convinta e quanto spontanea, sostenitrice delle Tigri Tamil ma nata nel Middlesex, UK. 
Ora, personalmente ci ho messo un po' ad abituarmi a suoni del genere, e infatti qualcuno si ricorderà che non mi convincevano i suoi primi lavori; adesso, se mi chiedete quale sia il sound di questo secolo, vi direi senz'altro quello di M.I.A., anziché fare li figo e dirvi quello del siriano Omar Souleyman (troverete il suo ultimo Wenu Wenu nelle top annuali di molte riviste specializzate e di chi, appunto, vuole fare il figo), senza che le "riserve" siano in parte venute meno. Si, perché se ascoltate, ad esempio, Come Walk With Me, vi renderete conto da soli quanto sia sempliciotta e molto molto pop la musica di M.I.A.
Come pure i famigerati riferimenti all'induismo nei suoi testi, spesso appaiono come forzature cercate con il lumicino dai giornalisti.
Eppure, quando ci si mette, M.I.A. riesce a creare musica e canzoni portentose, epidemiche, coinvolgenti ed infettive. Y.A.L.A., Exodus, Matangi stessa, Only 1 U, Bad Girls, Bring the Noize, caratterizzate da quella commistione di elettronica, hip hop, grime, bhangra e asian folk in genere, reminiscenze di jungle, drum and bass e dubstep. Meno efficace quando rallenta i ritmi, portentosa quando schiaccia il piede sul pedale, Matangi è l'ennesimo disco da ballare che ci ricorda, se ancora ce ne fosse bisogno, che è dalla mescolanza che nascono le cose migliori.

2 commenti:

Filo ha detto...

Matansgi viene da Stupininsgi?

jumbolo ha detto...

ma c'ha i nonni di scandingi