Tante cose da dire, anche molto arretrate, ma dopo alcuni giorni la cosa che mi pare più importante da dire oggi è questa: ieri, a Firenze (vedi), è stato dato un segno e un segnale di civiltà. Civiltà è una bella parola, una parola che viene dimenticata troppo spesso. E' una parola che ci dovrebbe diversificare dall'uomo delle caverne, ancora a corto di esperienza civile, appunto. Dallo Zingarelli si evince che civiltà è l'opposto di barbarie, si legge che civiltà è il complesso delle strutture e degli sviluppi sociali, politici, economici, culturali che caratterizzano la società umana. Molti giornalisti oggi sottolineano che oltre al "corridoio degli applausi", il pubblico fiorentino ha dato una straordinaria dimostrazione di civiltà rispettando in completo silenzio il minuto commemorativo dedicato alla moglie dell'allenatore Prandelli, una cosa che non avveniva da anni, anche ai funerali, quel silenzio che veniva rotto da applausi (o anche peggio), usanza che tempo fa scrissi di detestare.
Il calcio, questo gioco così bello e coinvolgente, descritto in maniera impeccabile (a parte i soliti errori di battitura...) dall'amico Fabio qui, quel gioco che invece a me piace tanto perchè non sono mai stato capace di giocarci, e che in questi anni in Italia ma non solo, sta rischiando di perdere ogni suo fascino, ha bisogno di gesti pensati a tavolino (questa è l'unica cosa che mette un po' di tristezza, riflettendoci) come quelli di ieri a Firenze. Arrivo ad invidiare l'amico Iacopo che sicuramente era allo stadio, e l'amico Enrico che c'era di sicuro, posso solo provare ad immaginare quanto siano stati felici, commossi, emozionati, esaltati, di riuscire ad essere partecipi di questo fatto straordinario che invece dovrebbe essere normale.
L'orgoglio di essere civili è probabilmente il lusso di questi tempi moderni? Speriamo di no.
3 commenti:
Un'emozione grandissima...45000 persone ammutolite fanno un rumore assordante...lacrime di commozione...una domenica che porterò sempre nel cuore!!
Quoto Iacopo...mi ha spaventato il muro di gente nel silenzio totale, volevo pensare a Manuela e l'ho fatto per alcuni secondi poi mi sono innamorato dello stadio e ho pianto.
Talmente grandi e strane sono state queste emozioni, che ho vissuto la partita come un'amichevole...ti rendi conto Jumby?!
mi rendo conto e vi invidio un po'. bello quando in fondo la partita si vive come si deve vivere lo sport. un po' come racconta emiliano la partita celtic-shakhtar qui -> http://piazzatatu.blogspot.com/2007/12/celtic-brigades.html
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