Riprendendo dal post del viaggio di lavoro a Kerpen via Charleroi, "distribuiti" i due colleghi livornesi alle loro rispettive, a casa si svuota lo zaino, si riempie un'altra volta, si fa qualche ora di sonno e si riparte. Sempre con grande anticipo, nonostante oggigiorno ormai con check in on line, prenotazione del posto e priority non serva proprio, ho prenotato il parcheggio alle 5,30 (il volo parte alle 7,00, quindi imbarca una trentina di minuti prima), è la prima volta che lo scelgo e ve lo segnalo perché il prezzo è davvero concorrenziale (sono circa 5 euro al giorno; dico circa perché se pagate on line vi viene addebitato, ancora devo capire perché, un dollaro USA per il tramite di paypal nella transazione, mentre il prezzo vi viene addebitato con un'altra transazione, che costa leggermente meno di 5 euro al giorno). Naturalmente, sto parlando sempre dell'aeroporto Galilei di Pisa.
Aeroporto davvero poco trafficato a quest'ora di mattina, sonnecchio mentre attendo, poi ci si imbarca, posto 2F come ormai da tradizione, e via di nuovo verso la Spagna, questa nazione le cui sorti ci assomigliano molto, ma che ha ancora il re, questa nazione che ho visitato più volte ma non mi stanca mai. Si arriva abbastanza precisi (secondo il mio orologio eravamo in leggerissimo ritardo, ma l'equipaggio, stiamo parlando ancora di Ryanair, fa partire ugualmente la tromba distintiva che segnala l'arrivo in anticipo), e ci facciamo un bel pezzo a piedi prima di arrivare dentro l'aerostazione. Anche qui pochissima gente, nonostante siano le 10. Prima cerco i bagni, poi il bar, e faccio colazione. La barista ha una flemma quasi inglese, ma invece è quell'indolenza latina che dovremmo capire benissimo, e invece alcuni miei "compagni" di volo italiani danno segni di nervosismo. Valli a capire.
Faccio tutto con molta calma, che del resto in teoria la stanza d'albergo fino alle 14 non dovrebbe essere agibile, esco all'aria aperta, è una discreta giornata ma il venticello è freschino, prendo un taxi: lo so, mi sto abituando male. Il tipo che guida è chiaramente folle, tra l'altro: succede. L'aeroporto è poco fuori città, e la periferia è bruttina come altre periferie; l'ingresso in città avviene tramite l'Avenida Kansas City (se non fosse folle chiederei all'autista come cazzo è venuto in mente ai sivigliani di chiamare un viale Kansas City, ma desisto), abbastanza anonima. Poi, man mano che ci si avvicina al fiume, si entra nel centro storico, ed è un tripudio di stradine strettissime e cose anche molto vecchie. Finalmente si arriva, e subito noto che i taxi stazionano esattamente davanti all'hotel che ho prenotato, in Plaza Nueva, dalla parte opposta rispetto all'imponente municipio.
Non sono ancora le 11, ma non c'è nessun problema: il check in risulta rapidissimo, la stanza è già disponibile, salgo e disfo lo zaino, la giornata promette bene quindi scendo quasi subito e mi butto alla scoperta di questa città dalla storia millenaria. L'hotel, arredato in stile vagamente antiquario, l'ho scelto perché centralissimo: a piedi posso arrivare in tutti i luoghi che, a mio giudizio e senza esserci stato prima, meritano di essere visti. Decido di partire da quello che, su google maps, mi sembrava quello più lontano: lo Espacio Metropol Parasol, in Plaza de la Encarnaciòn. A dispetto dell'antichità della città, una delle strutture più moderne, quelle trovate d'architettura che in Italia abbiamo tanta paura a costruire, e che tutti sono pronti ad infamare.
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