No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20140223

Valencia - Febbraio 2014 (2)

Siamo svegli da un po' (Alessio acquisisce delle posizioni a dir poco improbabili quando dorme), verso le 8 si scende per colazione (siamo al settimo piano, il ristorante dove servono la colazione è al quarto), ci prepariamo con tutta calma che tanto l'acquario, o meglio l'Oceanogràfic, apre alle 10. Usciamo, fa freddino per via del vento, quattro passi per attraversare il Pont de l'Assut de l'Or (ma ho l'impressione che potremmo anche passare sotto; veloce spiegazione per chi non è mai stato a Valencia: la città fino al 1957 era attraversata dal fiume Turia, che in quell'anno in seguito ad una straordinaria piena, devastò la città stessa. Fu deciso quindi di deviarne il corso fuori città, verso sud, per evitare il ripetersi di accadimenti del genere. L'antico letto è divenuto il Jardì del Tùria, un'area che appunto attraversa la città, divenuta un succedersi di giardini, spazi sportivi, di divertimento e intrattenimento, e, quasi a ridosso del porto, l'area della città delle arti e delle scienze. In questo modo si è ottenuto anche l'effetto di prolungare la città e di riunirla con il proprio stesso porto), ma è ancora troppo presto. Ci diamo un'occhiata intorno, passeggiamo attraverso l'Umbracle, giriamo attorno all'Agora, rendendoci conto con un po' di tristezza che non contiene assolutamente niente, e alla fine si fanno le 10. Con i biglietti fatti on line devi passare ugualmente dalla cassa; lì, ci propongono un paio di "attività" extra. Una di queste è el otro lado del acuario, che costa altri 11 euro a testa ma che mi appare interessante, per cui la compro per le 16,30. E, finalmente, entriamo. Lasciamo una caparra di un paio di euro per il guardaroba, in realtà una stanza con degli armadietti dove puoi lasciare le cose che non ti vuoi portare dietro, ed iniziamo a girare gli ambienti. Prima quello del Mediterraneo. Alessio comincia a fotografare e a filmare col suo smartphone (o qualcosa del genere), lo vedo molto interessato, del resto con l'acquario sapevo di andare sul sicuro. Torniamo "in superficie" per la parte delle "zone umide", con pinguini e molti uccelli acquatici e varie vasche. Proseguiamo con i mari temperati e tropicali. Avanti con gli oceani, il grande tunnel con annessi squali toro e grigi. Così facendo, facciamo quasi le 13, ora per la quale ho prenotato al ristorante Submarino, abbastanza costoso ma capendo che la cosa piaceva molto al nipote, faccio pure questo sacrificio. In realtà, alla fine entrambi concordiamo che ci aspettavamo molto di più. Sul sito ti lasciano pensare che mangerai completamente sotto una qualche vasca con i pesci dentro, in realtà hai solamente una parete rotonda che circonda il ristorante, parete/vasca con dei pesci che girano in tondo ad una velocità costante tanto da farti pensare che siano finti. Durante il pranzo, prime avvisaglie di nostalgia di casa da parte di Alessio. Andiamo avanti però senza indugi. Ci avviamo verso le zone che preferisco, dalla volta scorsa: Artico e Antartico. La vasca dei beluga, il mio animale marino preferito, e quella dei leoni marini, sono spettacolari, anche se vedere questi giganti che nuotano seguendo sempre la stessa rotta fa un po' tristezza. Sorprendente quella dei pinguini, dove si è tentato di ricreare l'habitat. Quando arriviamo, dall'alto cade quella che sembra neve. Alcuni di loro ci si sono piazzati proprio sotto. Quando usciamo, uno di loro pare impazzito e sta nuotando a velocità supersonica tra gli altri, dando spettacolo. Ci avviamo al delfinario, è in corso un'esibizione. Alessio si diverte, anch'io, devo dire la verità, anche se penso fortemente a Un sapore di ruggine e ossa guardando una degli istruttori, che non sembra Marion Cotillard ma che in tuta acquatica ha il suo perché. Ci mettiamo a sedere nell'auditorio intitolato al Mar Rosso, vedendoci un documentario sull'acquario stesso e andando al bagno. E' quasi l'ora del "dietro le quinte", e ci soffermiamo alla vasca delle foche, poi al negozio esterno di souvenir, dove scambio quattro chiacchiere con una delle addette che già stamattina all'ingresso aveva riempito di complimenti Alessio per la cresta, e Alessio stesso si appassiona ad una macchinetta che per un euro e 5 cent "forgia" delle monete ovali con impresso particolari dell'acquario. Andiamo al punto di ritrovo del tour guidato nella zona tecnica, e una addetta ci spiega di cosa si tratta e ci informa sulla durata approssimativa. Gli altri partecipanti sono tre coppie spagnole, tutti piuttosto giovani. La ragazza ci fa passare dalla zona del Mediterraneo, e poi entriamo finalmente dietro le quinte. Curioso passeggiare nei tunnel adiacenti le vasche, addirittura sopra, vedere le vasche dove i nuovi arrivi vengono fatti "acclimatare", la cucina dove viene preparato il cibo, le lavagne con i turni dei sub che hanno il compito di dar da mangiare ai pesci, di pulire le vasche, passeggiare sulle passerelle che sovrastano la vasca grande, quella che sotto ha il tunnel di 70 metri, quella con gli squali, che si "apprezzano" quando ti passano pochi metri sotto. C'è anche una zona dove vengono curate le tartarughe ritrovate ferite in vari punti del Mediterraneo (che naturalmente mi ricorda XXY). Alla fine, ci invitano a rispondere ad un questionario di gradimento, e facciamo pure quello. Sono quasi le 17,30, e sta cominciando a piovere. Ci attardiamo ancora alla vasca delle foche, divertendoci. Rientriamo dentro l'edificio principale, ritiriamo la roba dall'armadietto, la caparra, compro un ombrello mentre Alessio compra souvenir come calamite da frigo e penne per gli amichetti. Rientriamo all'albergo sotto una pioggerellina che pare più inglese che spagnola. Ci riposiamo un po' in camera, dove non riusciamo a far abbassare la temperatura, a livelli di forno. Scendiamo alla reception per lamentarci, ci assicurano che hanno sistemato (avevo segnalato la cosa anche la mattina, uscendo), aspettiamo un'altra mezz'ora ma onestamente fa ancora troppo caldo in camera e la finestra si apre solo in alto, e non si riesce a far circolare l'aria. Scendiamo ancora, sono un po' imbarazzato a fare la parte del cliente rompicoglioni ma Alessio è davvero inquieto e pure io sto sudando copiosamente, e la receptionist gentilmente ci cambia la camera, dandoci la chiave di un'altra stanza allo stesso piano, e lasciandoci l'altra per trasferire i bagagli. Risaliamo, ci trasferiamo. La stanza non è propriamente fresca, ma almeno qui la finestra si può spalancare, e a dire il vero la stanza è pure più grande. Scendiamo verso le 21 per cenare al ristorante dell'hotel, restituisco la chiave della prima stanza e ringrazio ancora una volta. Alessio mangia giusto uno spicchio della mia pizza (non avevo una gran fame neppure io), e poi si mette davanti alla televisione nella hall. C'è Sevilla FC contro il Barcellona, e si gioca sotto ad una specie di diluvio. Chiedo al cameriere se stanno giocando a Barcellona o a Sevilla, visto che tra una settimana devo andare proprio a Sevilla, e lui mi risponde che sono a Sevilla, lui è della zona ed ha telefonato a casa poco prima, e gli han detto che da tre giorni non fa altro che piovere, ma che non mi devo preoccupare: tra una settimana sarà tutto a posto. Saliamo in camera e ci mettiamo sotto le coperte, anzi sopra, che fa ancora calduccio. Ale si addormenta e io tolgo solo il volume alla tele.
 
La Luna spunta tra i tiranti del "solito" Pont de l'Assut de l'Or.

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