No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20221108

Great Mass of Color

Deafheaven + Sumac, 12 ottobre 2022, Sala Mon, Madrid


Giusto per introdurre il racconto, dopo più di due anni torno a viaggiare con l'aereo. Due voucher da spendere (residui di viaggi per concerti annullati durante la pandemia; andata da Pisa con Ryanair, ritorno con Iberia/Vueling su Firenze) e scelgo questa data nella quale il tour europeo dei Sumac si incrocia con quello dei Deafheaven (entrambi non toccano l'Italia). Metro da Barajas fino alla Moncloa, un ostello a due passi, un boccone e un bel riposino come gli anziani, e alle 20 sono davanti al Mon (il tutto nel barrio di Chamberì), che apre in orario. Classico club con ingresso tipo discoteca (tunnel), lungo bancone bar, piano superiore (che rimarrà chiuso), palco abbastanza alto, visibilità discreta.

Ancora in orario pressoché perfetto, ecco la creatura di Aaron Turner, con al basso Joe Preston, che come di consueto sostituisce Brian Cook quando è in tour con i suoi Russian Circles. Alla batteria l'ottimo e potentissimo Nick Yacyshyn. 30 minuti scarsi di post-metal tendente al noise, quasi ipnotico.
L'evento continua in perfetto orario (lo so, sono noioso, ma sono anche anziano, e mi fa piacere notare che negli ultimi anni, questa tendenza sta prendendo piede anche in Italia), ed ecco i Deafheaven. Palco essenziale, ma un grande schermo regala dei visual davvero belli, che completano lo spettacolo. La band è musicalmente impeccabile, peccato che, soprattutto sulle tre canzoni iniziali (Shellstar, In Blur, Great Mass of Color), dall'ultimo Infinite Granite, canzoni che ero curiosissimo di sentire dal vivo, George Clarke non indovina una nota che sia una. Mi guardo intorno in cerca di conferma, deluso e sorpreso. Per fortuna, lo stesso George non ha perso il suo carisma e la sua teatralità sul palco, ed il pubblico è nelle sue mani. Quando la scaletta comincia a "guardare al passato" (estratti da Ordinary Corrupt Human Love, New Bermuda, Sunbather, ed il singolo del 2014 From the Kettle Onto the Coil), anche se ci saranno altri due brani da Infinite Granite (The Gnashing, Mombasa), e Clarke torna a ringhiare, i Deafheaven tornano ad essere la macchina da guerra che ricordavo. Peccato.

Still on almost perfect time, here is the creature of Aaron Turner, with Joe Preston on bass, who as usual replaces Brian Cook when he is on tour with his Russian Circles. On drums the excellent and powerful Nick Yacyshyn. 30 minutes of post-metal tending to noise, almost hypnotic.
The event continues on time (I know, I'm boring, but I'm also elderly, and I'm pleased to note that in recent years, this trend has also been taking hold in Italy), and here is Deafheaven. Essential stage, but a large screen offers really beautiful visuals, which complete the show. The band is musically flawless, too bad that, especially on the three initial songs (Shellstar, In Blur, Great Mass of Color), from the last Infinite Granite, songs that I was very curious to hear live, George Clarke does not guess a note. I look around for confirmation, disappointed and surprised. Fortunately, George himself has not lost his charisma and theatricality on stage, and the audience is in his hands. When the setlist begins to "look to the past" (excerpts from Ordinary Corrupt Human Love, New Bermuda, Sunbather, and the 2014 single From the Kettle Onto the Coil), although there will be two more tracks from Infinite Granite (The Gnashing, Mombasa), and Clarke growls again, Deafheaven are back to being the war machine I remembered. What a pity.

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