Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Nel 2010, l'imprenditore Balram Halwai invia un'e-mail al premier cinese Wen Jiabao, chiedendo un incontro e raccontando la sua storia di vita. Afferma la sua convinzione che il sottoproletariato indiano sia intrappolato in un perpetuo stato di servitù, come i polli in un pollaio. Da ragazzo a Laxmangarh, a Balram viene offerta una borsa di studio per una scuola di Delhi grazie ai suoi studi avanzati. Gli viene detto che è una "tigre bianca", qualcuno che nasce solo una volta in un secolo. Tuttavia, quando suo padre non è in grado di ripagare il padrone di casa del villaggio "la Cicogna", Balram è costretto dalla nonna a lavorare nella bancarella del tè del villaggio e non torna mai più a scuola. Il padre di Balram muore di tubercolosi, senza un medico che lo cura.
Adattamento dell'omonimo romanzo dello scrittore e giornalista indiano Aravind Adiga (un debutto premiato tra l'altro col Booker Prize), il film del regista statunitense di origini iraniane è un gradino sopra la sufficienza, perché diverte pur mettendo in scena l'oscena divisione di classi indiana, ma manca, a dispetto del cast che fornisce prove tutto sommato accettabili, della zampata decisiva per diventare un qualcosa di indimenticabile. C'è chi, fra i critici accreditati, lo ha definito "un correttivo brutale a Slumdog Millionaire", ma io non sono d'accordo: il film di Boyle lo rivedrei, questo non proprio.
Adaptation of the novel of the same name by the Indian writer and journalist Aravind Adiga (a debut awarded among other things with the Booker Prize), the film by the American director of Iranian origins is a step above the sufficiency, because it is fun while staging the obscene division of Indian classes, but lacks, in spite of the cast that provides acceptable proofs, of the decisive hit to become something unforgettable. There are those who, among accredited critics, have called it "a brutal corrective to Slumdog Millionaire", but I disagree: I would see Boyle's film again, this one not really.
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