Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Trieste, quartiere di Borgo Teresiano. Simone è uno stimatissimo chirurgo, di famiglia ebraica e figlio di un superstite dei campi di concentramento. Casualmente, e senza colpa, si trova a soccorrere un uomo che è appena stato vittima di un incidente stradale. Aprendogli la camicia, scopre una svastica tatuata sul petto. Decide di non prestargli soccorso, e si allontana. Nessun testimone dell'accaduto. L'uomo muore. I sensi di colpa si impossessano di Simone, e non lo lasciano. Decide di scoprire di più sulla famiglia dell'uomo.
Il regista, al suo debutto, ed il co-sceneggiatore Davide Lisino, hanno preso spunto, per il soggetto, da un fatto di cronaca accaduto in Germania, dove un chirurgo di origini ebraiche si è rifiutato di operare una persona con un tatuaggio nazista, facendosi sostituire da un collega. Il film ha delle pecche, e poteva essere probabilmente maggiormente incisivo, chissà, forse anche con un altro cast. Ma si lascia vedere e non si dimentica facilmente.
The director, in his debut, and the co-screenwriter Davide Lisino, took their cue for the subject from a news story that happened in Germany, where a surgeon of Jewish origins refused to operate on a person with a Nazi tattoo, being replaced by a colleague. The film has flaws, and could probably have been more incisive, who knows, maybe even with another cast. But it lets itself be seen and is not easily forgotten.
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