Molta gente, davvero molta, non solo per strada. Ma la fila scorre bene, molti gli sportelli aperti (cosa dicevamo del "fare turismo"?), mi prendo un'audioguida (8 euro l'ingresso - in omaggio l'ingresso gratuito alla Iglesia del Salvador -, 3 l'audioguida), che non sono proprio preparatissimo. Come ci racconta Wikipedia (benedetta sia), la cattedrale di Santa Maria della Sede di Siviglia è, per dimensioni, il terzo edificio religioso al mondo, dopo San Pietro e la cattedrale di Saint Paul di Londra. Costruita nello stesso luogo dove sorgeva la moschea di al-Moharrem, demolita dai cristiani, in pratica è stata in costruzione dal 1500 al 1928, per cui ingloba tutta una serie di stili diversi. Ancora oggi, alcune parti sono in manutenzione e/o riparazione, e non accessibili. Una navata enorme (sono cinque, in realtà), e, ai lati, una serie quasi interminabile di altri annessi, sagrestie, cappelle, un coro davvero monumentale (allego foto di una delle due sculture sovrastanti, purtroppo un po' sfuocata), un campanile famosissimo (la Giralda, alta più di 100 metri) e un patio spettacolare (il Patio de los Naranjos, disseminato ovviamente da alberi di arancio). Tesori inestimabili all'interno delle varie stanze, cappelle e sagrestie, il sepolcro di Cristoforo Colombo (ha girato quasi più da morto che da vivo), portali superbi, un organo gigantesco, una collezione di dipinti, ovviamente di arte sacra, piuttosto impressionante, vari altari, altri sepolcri soprattutto di cardinali importanti, insomma, come sapete non sono particolarmente un fan della religione o dell'arte religiosa, ma 'sta cattedrale è da vedere, e tra l'altro occorrono diverse ore per vedersela tutta con un minimo di attenzione.
Esco, e pondero l'ora, la stanchezza, la voglia di vedere altro, tenendo di conto che sono arrivato giusto oggi. Non trovo l'Archivo General de Indias (sembra una barzelletta), troppo impegnativo farsi l'Alcazar adesso, quindi vedo verso le rive del Guadalquivir, il fiume che attraversa Sevilla e che la legava, soprattutto nel passato, al mare. Arrivo a Puerta de Jerez, scendo vedendo la Torre del Oro, proseguo lungo il Paseo Cristòbal Colòn (Cristoforo Colombo), oltrepasso il Teatro de la Maestranza, e arrivo alla Plaza de Toros de la Real Maestranza de Caballerìa de Sevilla. Anche qui, non sono un fan della tauromachia, ma questo c'è e mica è poco. Non ricordo esattamente quanto costa l'ingresso (ho il biglietto ma non c'è scritto), ma mettiamo sui 5/6 euro, comprensivo di visita guidata in castigliano e inglese. C'è da aspettare qualche minuto, poi si comincia, la guida è una tipa in sovrappeso e poco alta, ma simpatica e paziente, lo deve essere perché, ahimé, nel gruppo che si è formato c'è un'ampia rappresentanza di alcune famiglie italiane, più precisamente coatti rivestiti dell'hinterland romano, particolarmente fastidiosa. Si distaccano alcuni capifamiglia che credono di capire perfettamente il castigliano, e che, con fare altamente rispettoso, quando la tipa passa all'inglese per quelli che capiscono solo l'inglese, si mettono a "spiegare" a voce altissima quello che pensano di aver capito al resto delle famiglie. Vabbè. Dapprima si entra sui gradini dell'arena, e mi sembra di essere in Blancanieves (non è girato lì, anche se vorrebbe essere ambientato lì; lo cito alla guida, però quando non ci sente nessuno, così non mi metto in competizione con i coatti), mentre ci spiegano le regole e lo svolgimento della corrida, la storia eccetera. Poi c'è il museo taurino, con dipinti, reperti, manifesti, vestiti da torero; le stalle, la cappella. Tutta la spiegazione è tesa a dare un volto umano alla corrida stessa, non che me la beva ma insomma è interessante sapere che la carne del toro va in beneficenza o comunque a chi ne ha bisogno. Come che sia, è parte di una certa cultura, è storia, l'edificio è quantomeno curioso, ben tenuto, non è una di quelle cose che mi rimarrà a imperitura memoria, ma ci sta tutto in una visita a Sevilla.
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