Preso alla gola da peripezie varie e da un weekend impegnato, vi propongo un ulteriore, piccola parentesi "lavorativa". Sempre in questi ultimi tempi, mi è capitato per ben due volte di fare una scappata ad un Interporto situato davvero molto molto vicino al paesello e alla capitale provinciale nonché bella mi' Livorno. Anche lì abbiamo chiamiamoli degli interessi, ossia paghiamo degli affitti (non io, of course, la società per cui lavoro).
Ora, questo Interporto, come altri che acquisiscono tale definizione, e cioè un punto preciso che funge da snodo distributivo di merci, che integra le varie modalità di trasporto (gomma, acqua, ferrovia), nacque già qualche anno fa nel tentativo di rivitalizzare un porto che aveva difficoltà varie, in una piana immediatamente vicina appunto a Livorno, una piana che spesso acquistava i contorni di una palude, soprattutto dopo abbondanti piogge. Da non esperto, mi trovai a chiedermi che cosa sarebbe successo dopo l'urbanizzazione quando ci fossero state precipitazioni copiose. Per farvela molto breve, dei primi capannoni che furono costruiti, il pavimento ha ceduto di quasi mezzo metro, perché evidentemente non erano state ben calcolate le opere di rinforzo delle fondamenta, data la struttura paludosa e quindi cedevole del terreno. E una sorta di spettacolo tragicomico: tu entri da una grande porta, fai qualche passo verso il centro del capannone, poi ti volti verso la porta dalla quale sei entrato, e ti rendi conto che sei più in basso di una trentina di centimetri. Poi ti volti verso l'altra uscita, e vedi che anche rispetto a quella sei più in basso. Poi guardi verso i pilastri portanti laterali, e vedi che il pavimento è crepato.
Mi è stato spiegato che per costruire i seguenti capannoni, giusto dalla parte opposta della strada, sono stati piantati nel terreno a mo' di rinforzo, dei pali lunghi 13 dico tredici metri. Chiamatemi il geologo che ha concesso i permessi per i primi capannoni, o anche solo l'architetto o l'ingegnere che li ha progettati. Così, giusto per curiosità.
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