Sto parlando dell'Alcàzar di Siviglia (Reales Alcàzares de Sevilla), una roba che da quanto me ne avevano parlato mi era venuta a noia ancor prima di entrarci, ma che insomma, va vista. Sempre nell'ottica di servizio, l'ingresso costa 9 euro e 50 cent, e l'audioguida 5 euro (e, come vi ho già detto, l'ingresso vi dà diritto all'ingresso gratuito all'Antiquarium). La storia, potreste perfino immaginarvela, ed è un po' quella della città tutta, a partire dalla dominazione araba: costruito sopra un antico insediamento romano e poi visigoto, già nel 720 gli arabi, avendolo fortificato, iniziarono ad usarlo come residenza dei personaggi più importanti. Pare che nell'884 fu fondamentale per evitare una conquista vichinga. Aggiunte su aggiunte, nel 1248, dopo la presa della città da parte del re Fernando III, diviene alloggiamento reale, ed il figlio Alfonso X fa cominciare altre costruzioni in stile gotico. E così via, fino ad oggi, questa residenza molto estesa, sfarzosa e, se non fosse per tutti i turisti che ogni giorno la visitano, è divenuta una sorta di oasi separata dalla città, specchio di vari stili che illustrano le varie dominazioni e di riflesso, i vari periodi storici. C'è effettivamente di che perdersi, sia nei vari saloni, patii, specchi d'acqua, nei giardini, spesso c'è bisogno di dare un'occhiata alla mappa che ti consegnano all'ingresso. Vago per alcune ore, spesso intontito dal fracasso generato dalle orde turistiche, impressionato da centinaia di foto e telecamere, scatto solo una foto all'ingresso principale, tra l'altro piuttosto sghemba come noterete, apprezzo la commistione di stili e la pace dei giardini, la giornata diventa calda e soleggiata, è un piacere trovare scorci solitari e assolati immersi nel verde regolare e ben tenuto. Ad un certo punto, smetto di ascoltare l'audioguida, ormai sommerso di informazioni tutto sommato superflue.
Probabilmente sono le 15 quando esco all'esterno delle mura. Ma, guardando lo storico delle foto, non ne sono più così sicuro, visto che avrei dovuto essere affamato, e invece mi reimmetto su Avenida de la Constituciòn, passo Puerta de Jerez, costeggio l'Hotel Alfonso XIII, lussuoso e monumentale, aggiro, tramite Calle Palos de la Frontera l'università, che è installata nell'edificio dove una volta si trovava la Real Fàbrica de Tabacos, e costeggio il Parque de Maria Luisa fino a trovarmi davanti alla meravigliosa Plaza de Espana. Ci sarebbe da notare che siamo ormai nella zona che ospitò l'Esposizione Iberoamericana del 1929, ma questa piazza davvero ti toglie il fiato. Infatti, scatto qualche foto delle mie, tutte sbilenche come potrete vedere tra un attimo, e torno sui miei passi perché, alla fine, s'è fatta una certa e io non ho mica ancora mangiato.
Torno quindi sui miei passi, fino ad arrivare a Puerta de Jerez, dove ho individuato un posto che mi attira, chiamato Cervecerìa la Surena. Ed è qui, che come spesso accade, dopo aver visto meraviglie architettoniche e storiche, qui in un luogo dove si mangia, che mi vengo a trovare di fronte a qualcosa di quasi straordinario.
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