No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20140331

Montenegro - Marzo 2014 (5)

Mi fermo a Perast, uno dei luoghi dove in un primo momento avevo progettato di fermarmi per almeno una notte. Non è altro che un villaggio (l'ultimo censimento, di oltre 10 anni fa, riferisce di 349 abitanti, ma a dire il vero credo siano meno adesso), che in italiano si chiamerebbe Perasto (così come Kotor sarebbe Cattaro, ed Herceg Novi sarebbe Castelnuovo, ma io, sinceramente, 'sta mania di tradurre tutto non la comprendo mica tanto), e che, come tutta l'area, è stata per molto tempo sotto l'influenza veneziana (ai tempi delle Repubbliche Marinare, per intenderci). Ora, c'è da sottolineare una cosa, che probabilmente i più lupi di mare tra di voi avrà già intuito dalle foto: il mare, nella baia, è sempre calmo, visto che le bocche sono piuttosto strette, e la baia si insinua per chilometri nell'interno. Ecco, immaginatevi come può essere un villaggio di 349 abitanti, tutto in riva a questo mare che sembra un lago, perennemente calmo. Dire che è tranquillo è veramente un eufemismo. Parcheggio l'auto all'inizio del villaggio, venendo da Herceg Novi, passeggio fino all'altro capo, faccio foto, torno indietro, riparto. Quello che abbellisce ulteriormente questo villaggio è che proprio davanti ci sono due minuscole isole, Sveti Dorde - o Dordje - (San Giorgio) e Gospa o Skrpjela (Our Lady on the Rocks in inglese, Isola dello Scarpello in italiano); quest'ultima ha una storia quantomeno curiosa, è praticamente un'isola artificiale, "costruita" a partire da uno scoglio, dove dei marinai croati ritrovarono, nel 1452, un'icona della Madonna con il Bambino, e quindi giurarono di ampliare l'isolotto ogni volta che ritornavano da un viaggio con successo. La prima isola contiene un monastero benedettino, la seconda una chiesa cattolica. Come noterete da alcune foto, le montagne che circondano la baia, e che quindi "incorniciano" anche Perast, sono di pietra calcarea.
Mi rimetto in moto, diretto a Kotor; osservo, mentre passo, la cinta delle mura perfettamente conservate (leggete la scheda Wikipedia in italiano: pare, e qui qualche veneziano potrebbe darci l'eventuale conferma, che ancora oggi a Venezia, si usi dire, di un'amante pretenziosa, Te me costi come i muri de Cattaro), e cerco un posto per parcheggiare l'auto. Non ci crederete, ma non lo trovo, e quindi tiro dritto. Ripasso il tunnel, il tratto di strada che si allontana dall'aeroporto di Tivat, quello pianeggiante, poco distante dal mare ma brutto brutto, e dopo poco sono di nuovo sul mare, diretto a Budva.
Ripercorro, dunque, la strada che ho fatto ieri, a Budva proseguo, e finalmente arrivo a Sveti Stefan. Qui, a differenza di ieri, il gps mi è ancora meno utile, perché quando imposti Sveti Stefan non ti dà la possibilità neppure di impostare una via. E quindi, si va un po' alla cieca, sperando che l'hotel sia quantomeno segnalato dalle indicazioni. E invece, scoprirò dopo perché, niente da fare. Chiedendo, alla fine arrivo. Scopro che l'hotel si è "fuso" con quello accanto, acquisendo la doppia denominazione. La receptionist gentilissima mi accompagna in camera, una camera devo dire splendida, con una vista superba. E siccome avrete già capito che sono diventato un viaggiatore barra turista, che soprattutto quando (quasi sempre) viaggia da solo si concede qualsiasi cosa gli vada di fare, pensate un po': nonostante sia un'altra splendida giornata, mangio al ristorante dell'hotel, salgo in camera, e mi faccio una bella pennichella o, come dicono gli amici romani, pennica. Dopo di che (sono ancora le 14 e qualcosa), esco, pantaloni corti, e me ne vado sul mare, camminando lungo le insenature di questa splendida costa, arrivando a Przno, il villaggio vicino, invaso (scopro) da italiani alla ricerca di una Portofino leggermente più a buon mercato, e sempre per farsi vedere da qualcuno. Me ne torno indietro, mi godo un po' il sole sulla spalletta che circonda le due spiaggette dinnanzi all'hotel Sveti Stefan, quello che rende l'isoletta (adesso attaccata alla terraferma da un sottilissimo istmo) che rende celebre questo posto, assolutamente privata e inaccessibile, poi rientro in camera per godermi il tramonto dal terrazzino, comodamente seduto e con le gambe sollevate.
Alle foto del tramonto, ci arriviamo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo posto JB.
A proposito della mania di tradurre tutto in italiano, mi hai fatto veni' a mente il clamoroso "Fascisti su Marte" di Guzzanti dove ti cito alcune frasi a memoria, il "retrolampo" stava per Flashback e la sfilza "X, IX, VIII, VII, VI, V, IV, III, II, I" letti proprio come li scrivi, definiva il conto alla rovescia...

drunkside ha detto...

Ho sempre avuto un pallino per Perast da quando vidi delle foto di una mia amica. Prima o poi...