Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
(Da Wikipedia) Maria aspetta una bambina, non è più incinta ma aspetta lo stesso. Aspetta che sua figlia nasca, o muoia. E se c'è una cosa che Maria non sa fare è aspettare. È per questo che i tre mesi che deve affrontare, sola, nell'attesa che sua figlia Irene esca dall'incubatrice, la colgono impreparata. Abituata a fare affidamento esclusivamente sulle proprie forze e a decidere con piena autonomia della propria vita, Maria si costringe ad un'apnea passiva che esclude il mondo intero, si imprigiona nello spazio bianco dell'attesa. Ad aiutarla in questo travagliato percorso saranno le sue colleghe di sventura: altre madri che come lei attendono che i loro bambini comincino a vivere.
Lodevole tentativo da parte della regista romana, di trasporre il bellissimo (per me) omonimo libro della scrittrice napoletana Valeria Parrella; c'è da sottolineare che, per quanto impegno e delicatezza ci abbiano messo, la magia del libro è chiaramente molto difficile, se non impossibile, da riportare. Apprezziamo, comunque, l'impegno.
Laudable attempt by the Roman director to transpose the beautiful (for me) homonymous book by the Neapolitan writer Valeria Parrella; it must be emphasized that, however much effort and delicacy they put into it, the magic of the book is clearly very difficult, if not impossible, to bring back. However, we appreciate the commitment.
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