No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20060216
Colombia gen 06 - 27
Holiday in Colombia 12
16/1/2006 Sull'amaca sotto le stelle
La prima domanda appena sveglio è per Juli: perchè sei andata a dormire ieri sera? Risponde che ci ha visto impegnati (io e Peter) e non voleva disturbare. Le domando se ha guardato bene quella che era interessata a me e la mando a cagare. La seconda è per Peter, che è arrivato un'ora circa dopo di me. Com'è andata ieri notte? Risponde che gli ha chiesto dei soldi e lui non ne ha fatto di niente. Cose che capitano.
Già dal giorno prima avevamo deciso di rimanere un solo giorno a Santa Marta, e di andare al famoso parco Tayrona. Al Miramar, gratis, ci fanno lasciare i bagagli, li riprenderemo quando torniamo dal parco. Ottimo. Ci informiamo su come arrivare, Peter viene con noi. Ci facciamo un chilometro a piedi e arriviamo al punto dove partono i bus per il Tayrona. Pochi turisti, molti locali. Nel seggiolino davanti a me, una ragazza stupenda. Avrà 18 anni se li ha. Ha una figlia di almeno 5 anni e un bambino poco più che neonato. Qui c'è un problema di educazione, misto a una chiesa opprimente. Fatto sta che lei è davvero di una bellezza incredibile. Viso da india misto addolcito da qualcosa di europeo, carnagione olivastra, capelli lunghi, lisci e neri. Anche la bambina è molto bella. Meno di un'ora di viaggio, e scendiamo davanti all'ingresso del parco. Mangiamo qualcosa prima di entrare, bisogna pagare un biglietto, registrarsi, poi c'è la possibilità di prendere, per pochi soldi, una jeep che ti risparmia 40 minuti a piedi, dopodiché bisogna camminare almeno altri 40 minuti per arrivare al mare e al primo luogo dove campeggiare. Il parco naturale Tayrona è un pezzo di selva a picco sul mare, comprensivo di monti piuttosto alti e spiagge di sabbia. Si chiama così perchè il popolo che lo abitava erano, appunto, i Tayrona; furono tra quelli che opposero maggior resistenza ai conquistadores. All'ingresso si consiglia la vaccinazione contro la febbre gialla, io ovviamente non ce l'ho. Mentre ci registriamo, arriva Francesco e si unisce al gruppo. Questi incontri tra mochileros saranno frequentissimi, come vedrete. Attendiamo qualche altro avventore, in modo da riempire il cassone della jeep, poi partiamo. Segue la camminata, non molto impegnativa, fino al mare. Siamo praticamente in mezzo ad una specie di jungla, ci sorpassano spesso dei personaggi che cavalcano muli, portano provviste, bombole di gas, evidentemente agli insediamenti dentro il parco. Arriviamo al mare, località Cañaveral, dove beviamo qualcosa, la camminata inizia ad essere pesante anche perchè è l'ora dove il sole picchia forte, e domandiamo per il pernottamento. Ci sembra caro, e proseguiamo. Passiamo lungo la spiaggia, è decisamente bella, anche se il mare è piuttosto mosso, e in breve arriviamo ad Arrecifes, dove pare affittino amache, che sicuramente saranno economiche. Il posto è decisamente bello, rigoglioso e pieno di verde, le palme arrivano fino a 20-30 metri dal mare, e si prestano ad appenderci le amache. Anche la gente che popola, silenziosamente, il luogo ci sembra a posto, piuttosto cool. Ci avviciniamo ad un punto dove si suppone possa esserci chi ci dà le informazioni che cerchiamo, c'è un gruppetto di ragazze che, scopriamo essere in partenza. Ci dicono di pazientare, perchè la fretta non sta di casa qui, chiedono se abbiamo sigarette e offro ben 3 Malboro: le ragazze sembrano commosse. Una rossa piccolina si interessa alla mia nazionalità, e quando dico che sono italiano sembra quasi commuoversi. E' di Bogotà, ha studiato alla scuola italiana, ha un viso alla Botero, chiaccheriamo un po', ma lei, insieme alle sue amiche, se ne sta andando. Mi augura buon soggiorno. Come dirò più tardi a Juli in un eccesso di autostima, poteva essere la donna della mia vita, certe cose le senti, le vedi negli occhi delle persone. E' anche questo il bello del viaggio. Appena conosciuta, e già se ne va. Se non soffri, che senso ha?
Arriva il dueño: è brasiliano, e assomiglia a Colin Farrell. E' simpatico, le amache costano poco, non le ha subito, ma fra un paio d'ore. Lasciamo i bagagli lì e andiamo prima a mangiare, visto che tra Cañaveral e Arrecifes c'è una specie di ristorante, poi a farci un bagno. Passiamo la giornata in spiaggia, del resto il sole, come già detto, cala presto, quando torniamo c'è ancora luce per montare le amache, le sistemiamo a quadrato. Nessuno ha una torcia, quindi appena tramonta il sole non vediamo più niente, e tentiamo di accendere un fuoco. Alla fine ci riusciamo. Andiamo a cercare le docce brancolando nel buio, e succedono cose incredibili: non si capisce qual è la parte delle donne e quella degli uomini, mi cade una maglia nella tazza, cose così. Nonostante sia presto, andiamo a mangiare, ovviamente al solito ristorante di prima. La compagnia, strano a dirlo, ma è così, è affiatata. Francesco è una fucina di aneddoti di viaggio, Peter ha un ottimo senso dell'umorismo. Dopo cena c'è poco da fare, non c'è assolutamente niente. Ci sediamo sulla spiaggia e guardiamo il mare, raccontandoci. Scopro che con Francesco abbiamo gusti musicali comuni. Ci manca una chitarra, potremmo suonare e cantare Ben Harper, sarebbe il massimo. Dopo quasi un paio d'ore non ci rimane altro che avviarci verso le amache. Il cielo è impressionante, senza luci vicine, e quando ci sdraiamo si ha la sensazione netta che sia vicinissimo. Purtroppo, penso, se mi cade una noce di cocco nel viso, dall'alto della palma che ho sopra, che sarà alta almeno 15 metri, la faccia mi diventa un tutt'uno con gli occhiali. Mi convinco a dormire senza occhiali, ma non ho un comodino dove appoggiarli. In qualche maniera faccio.
Con un colpo di reni mi dò una spinta e comincio ad ondeggiare.
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2 commenti:
le hai lasciato l'email?
no. sarebbe stato troppo facile.
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